3 dicembre 2007

Classic Radio

Non sono mai stato un ascoltatore di radio, perché ho sempre considerato le radio tout court dei meri contenitori di scontatezze (musicali e non). Inoltre, il mio tempo libero é occupato essenzialmente dalla lettura (e, per quel che vale, dalla scrittura) e la concentrazione richiesta mal si concilia con il rumore di fondo di una radio accesa. Non capisco quelli che appena alzati accendono la radio e durante la giornata non possono stare senza la compagnia di una radio accesa.
L’eccezione é quando guido. Se avessi uno stereo che legge gli mp3 probabilmente non l’ascolterei, ma la radio offre piú varietá di un cd e non devo cambiarlo quando voglio sentire qualcos’altro (cosa che diminuisce la mia concentrazione al volante). Non che passi tanto tempo in macchina: un’ora al giorno o poco piú (il traffico a Hki é scarsino).
Insomma, alla guida, ascolto Classic Radio, come si puó intuire una radio finlandese di sola musica classica.
Quando vivevo ancora a Roma, ogni tanto provavo ad ascoltare la Filodiffusione, ma non ne cavavo grande diletto, soprattutto perché nella programmazione, a mio modesto avviso, si eccedeva nel dar spazio alla musica del XX secolo, fruibile piú da esperte orecchie di musicologi che da ineducate orecchie quali le mie. E inoltre perché non sopportavo il tono spocchioso e algido dei presentatori, che mi portava alla furia omicida quando affettavano con tutta l’arroganza possibile pronunce in lingue straniere, spiattellando le parole a noi comuni e ignoranti mortali sul naso e con mala grazia. Se c’é proprio una cosa che non tollero é la puerile vanitá di coloro che sfoggiano “cultura” per affermare implicitamente (e rozzamente) la loro pretesa superioritá (soprattutto quando “cultura”, nel senso di “paideia”, presupporrebbe anche una crescita morale).
Quello che piú amo di Classic Radio invece é proprio il tono dei presentatori (a parte l’ampio spazio che dedicano alla musica barocca). Introducono la musica con dolcezza e familiaritá, come una nonna che insegni a impastare alla nipotina; comunicano calore; e quando presentano un pezzo di musica dodecafonica, lo fanno sospirando, come se, raccontando una favola, fossero arrivati al punto in cui l’eroe sembra che non riesca piú a liberare la principessa prigionera della strega.
Ad essere sincero, la cosa non mi stupisce: per quel poco che conosco i piccoli Finni, li so generalmente alieni dall’affettazione di snobismo (a parte la gioventú che si dá un tono ascoltando pop di quarta categoria o heavy metal satanico e vestendo sciattamente H&M).