26 dicembre 2008

Da Roma!

Ieri, sera di Natale, passeggiata salubre a Trastevere.
Odore di pioggia e di fritti.
Visita a Santa Maria in Trastevere. Classica chiesa paleocristiana: nartece, tre navate, quella centrale con soffitto piatto, colonne e architravi sottratte a templi pagani, arco di trionfo, abside tondo e mosaicato.
Massiccia, ma discreta vigilanza da parte dei Caramba.
Mi stranisce già il nartece (piccolo portico all'entrata), che ospita il presepe. Anzi, mi stranisce un po' il presepe. Un'atmosfera politically correct aleggia sulla sacra rappresentazione: una roulotte di zingari, un centro accoglienza chiamato DREAM con un imbandito desco multiculturale, un pittore su sedia a rotelle e altre saponette che lavano coscienze progressiste. Le epigrafi incassate nel muro arriccerebbero il naso, se l'avessero. Entrati in chiesa il dubbio si fa quasi certezza: un prete conduce una preghiera, ma non dall'altare, dai banchi, ed è vestito in borghese, non con i paramenti sacri. Come uno di noi. Molto democratico.
Meno male che Cristo è risorto, altrimenti si rivolterebbe nella tomba.
Usciamo dalla chiesa, passeggiamo per le vie di Trastevere. Colgo brani di conversazione. Un cameriere si ferma a chiacchierare con noi e maledice il governo per la crisi che gli ha dato.
Passiamo davanti ad una piccola tea-room, il Giardino dei ciliegi. ERA una piccola tea-room, qualche anno fa, prima che lasciassi Roma per il Granducato. Ora è un locale alla moda e richiama Romani bolliti e annoiati alla disperata ricerca di quattro pareti che riescano a dar loro un tono. Anche gli snob mi paiono fatti in serie. Come i coatti.
Rimane la toponomastica a ricordarmi di essere Romano: via della paglia, vicolo della frusta, via dei salumi, via della renella (per tacere toponimi di santi o dell'antichità).

19 dicembre 2008

Idillio ai Caraibi

Mettete una notte tropicale e una spiaggia bianca. Da un lato le onde si rotolano tranquillamente sulla riva, dall'altro snelle palme da cocco ondeggiano alla brezza caraibica, piú in lá rilucono i ventagli umidi delle tozze palme del viaggiatore. Mettete un piccolo padiglione di legno a pochi metri dal mare, solo lo spazio per un tavolino e due sedie. Le sole luci, le stelle e una candela sul tavolo.

Facciamo un passo indietro.
Il penultimo giorno di vacanza la receptionist (quella piú simpatica) ci chiede di posare per un servizio di pubblicitá del ristorante dell'albergo, The Dolphins, piú tardi, verso le sei sei e mezzo (in Finlandia non sarebbe possibile: ti direbbero alle sei o alle sei e mezzo e tu dovresti essere lí alle cinque e cinquantanove o alle sei e ventinove). Fate qualche foto, vi offrono un drink e in un'ora un'ora e mezzo siete liberi.
Il giorno dopo andiamo al ristorante all'ora indicata. Ci siamo messi in ghingheri. Arriviamo e cominciano a servirci da bere i loro ottimi cocktails (comincio con un rum punch e poi mi dirigo verso uno spettacolare cuba libre). Arrivano altri ospiti dell'albergo per la stessa cagione. Scopriamo che non si tratta di foto, ma di un vero e proprio commercial, un filmato di trenta secondi che andrá in onda sulla televisione commerciale di St. Lucia (seguitissima, soprattutto da chi vuole investire nel mattone caraibico).
Arrivano le attrezzature per le riprese, arrivano la truccatrice, l'operatore e l'uomo di fatica, arriva il regista, un nanerottolo di Marsiglia dai tratti mongoli. E arriva l'aiuto regista, rasta di St. Lucia, a dirci che saremo i protagonisti dello spot! Mentre gli altri ospiti appariranno solo in sottofondo, sbocconcellando o sbevazzando, noi sosterremo le tre scene dello spot: l'ingresso al ristorante, la degustazione delle prelibatezze e, da ultimo, il drink nella red room.
Il regista é un tipo pignolo, ci fa cambiare camicia, dirige con febbrile eccitazione. Proviamo e riproviamo la scena dell'arrivo, dove una cameriera ci invita ad entrare e controlla i nostri nomi sul registro delle prenotazioni. Il regista non é soddisfatto, consumiamo i quattro gradini dell'ingresso. Finalmente il regista capisce che la scena non puó essere perfetta perché un semplice vaso la intralcia. Con febbrile eccitazione cerca di spostare il vaso, ma gliene rimane in mano un lembo mentre il resto frana su un altro vaso (innocente) che gli stava dietro. Con un colpo sbreccia un vaso e ne sfascia un altro. Tutti si sganasciano dalle risate, a parte la troupe, la manager del ristorante e il sottoscritto. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio. Riprendiamo a girare. E alla fine, la prima scena é fatta.
Ci spostiamo ai tavoli, dove gli altri ospiti hanno giá preso posto e cominciato a scolarsi cocktails su cocktails (tutti gentilmente offerti e altrettanto gentilmente scroccati). Il regista, con febbrile eccitazione, sistema con cura maniale il nostro tavolo, riposiziona quaranta volte sale e pepe, fa e disfa la tenda una ventina di volte, aggiusta la tovaglia, i tovaglioli. Ho temuto che cominciasse pure a pettinarmi.
Portano da mangiare. A me danno un piatto di agnello panato (lo devo considerare una prelibatezza?) e a Lidia l'aragosta. Ma non possiamo mangiare, ci sono le riprese da fare. Ma le riprese non sono perfette, bisogna spostare un filo e il regista, con febbrile eccitazione, tira via il filo. Peccato che all'altro capo del filo ci fosse una lampada dell'attrezzatura. La lampada si sfracella sul pavimento sotto le risate di tutti. La troupe, la manager e io non ridiamo. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio.
Finalmente arriva il nostro turno di girare la scena della degustazione. Peccato che ormai il cibo sia freddo. Il regista sa che non c'é tempo da perdere e impedisce che il cibo sia riscaldato. Lidia ed io dobbiamo fingere una romantica conversazione e deliziarci di quella roba fredda. La parte divertente é che nel fingere la romantica conversazione diciamo le peggiori cazzate in assoluto e poi assaporiamo quella roba fredda con sguardi al cielo e battiti di ciglia. A forza di provare e riprovare, praticamente ci siamo mangiati mezza cena (fredda). Quando il regista, con febbrile eccitazione, é soddisfatto, ci riscaldano quello che resta e che lo finiamo in santa pace.
Poi la serata si allunga troppo. Il regista perde progressivamente il rispetto degli ospiti, sebbene non abbia sfasciato piú nulla; anzi, gli ospiti stufi cominciano ad andarsene. Alla fine rimarremo solo Lidia ed io a girare in quattro e quattr'otto l'ultima scena, quella del drink nella red room, bevendo un buon caffé.
La manager del ristorante, per scusarsi del disturbo e per averci tenuti occupati tutta la serata (si sono fatte le undici) ci offre una cena a spese del ristorante nel padiglione di cui sopra, che é usato solo per le cerimonie di nozze.

Il cerchio si chiude. Torniamo al piccolo padiglione in riva al mare.
Il tavolo decorato con fiori é apparecchiato. A lato un carrellino porta vino bianco e rosso. Un piccolo menú con i nostri nomi é posato davanti a noi.
Tutto é perfetto. I due camerieri sono impeccabili, senza essere algidi. La cena é buona, ci servono foie gras, zuppa di funghi, mahi mahi (un pesce locale) e arance ripiene di mousse all'arancia.
Il modo migliore per celebrare l'ultima sera della vacanza.

12 dicembre 2008

Pikkujoulu al Centro Russo di Scienza e Cultura

Il pikkujoulu (letteralmente: piccolo Natale) è un'istituzione finlandese finalizzata alla celebrazione del Natale con i non-famigliari. E cioè amici, colleghi, commilitorni, compagni, camerati, amanti, nani e ballerine.
Ogni gruppo, associazione, società, ufficio, confraternita, loggia ecc. che si rispetti ne organizza uno.
Ieri abbiamo celebrato il pikkujoulu al Centro Russo di Scienza e Cultura (dove studio Russo; complimenti ai Russi che sanno elaborare nomi tanto altisonanti).
Ogni corso ha preparato qualcosa, secondo le sue possibilità. Noi abbiamo cantato la bellissima canzone Vecchio acero; a me, che sono negato per il canto, è stata affibbiata la lettura di un brano dell'Onegin puškinano (7, XXIX,12-XXX,8):

Вот север, тучи нагоняя,
Дохнул, завыл ― и вот сама
Идет волшебница зима.

Пришла, рассыпалась; клоками
Повисла на суках дубов;
Легла волнистыми коврами
Среди полей, вокруг холмов;
Брега с недвижною рекою
Сравняла пухлой пеленою;
Блеснул мороз. И рады мы
Проказам матушки зимы.

Ecco il vento, raccogliendo le nuvole,
ululava e soffiava; ed ecco in persona
viene la Maga dell'Inverno.

Arrivò, si sparse; con i fiocchi
si appese ai rami delle querce;
si distese con ondulati tappeti
in mezzo ai campi, intorno alle colline;
le coste con il fiume immobile
pareggiò di un soffice lenzuolo;
risplendette il gelo. E noi felici
degli scherzetti di Madre Inverno.

(la traduzione letterale e senza pretese è mia)

Ho avuto la fortuna di vivere questi inverni. Leggendo questi versi ne sono persino orgoglioso.
E che gioia leggerli in lingua originale!

Vacanze ai Caraibi: due approcci diversi - 2

Eppure c'é chi ha preso il pacchetto tutto incluso!
Che significa: colazione pranzo cena e drinks sempre e comunque in albergo.
Detto cosí pare un'idiozia, sapendo che lí fuori c'é un ben di Dio di ristoranti e locali!
Eppure c'é gente che non mette mai il naso fuori dall'albergo! Che riduce la vacanza a far la spola tra la spiaggia e il baretto dell'hotel (soprattutto i turisti inglesi li ho visti applicarsi con costanza alla frequentazione dei baretti e mantenere ininterrrotta la sbronza per tutto il soggiorno).
Ma per quanto possano variare i ristoranti degli alberghi, la scelta non sará mai comparabile con quella dei 2 km di Reduit Beach Avenue!
E qui scatta il paletto culturale. La maggior parte dei turisti non ha il palato viziato come noi Italiani. Per loro, mangiare una porzione di mahi-mahi con salsette creole e platani fritti oppure agnello panato e verdure au gratin non fa differenza. É tutto esotico, é tutto fico, pure le verdure au gratin (quando poi sentono la nostalgia di casa, si fanno una bella bistecca affogata in una pozza di disgustosa salsa barbecue e nascosta da una valanga di patatine fritte).
Noi Italiani invece ci focalizziamo troppo sul cibo e gli diamo un'importanza che talvolta rasenta il ridicolo (e non lo dico per snobismo e so bene quando da noi la socialitá e il mangiare siano collegati).
Quello che voglio dire é che la maggior parte dei turisti (e a St. Lucia vengono quasi tutti da USA, Canada e UK) non apprezza la possibilitá di una ricca scelta gastronomica.
Per farla breve, l'all inclusive a Reduit Beach é una gran cazzata, perché ti privi di tanta scoperte interessanti.
Quello che sanno fare ovunque, abbiamo notato, sono i cocktails. Ovunque ne abbiamo bevuto, erano sempre strabilianti. E non parlo solo di creazioni complicate. Anche un semplice rum e coca te lo facevano diventare un'esperienza al limite dell'estasi.
Il ristorante che ci é piaciuto piú di tutti é stato il Ti Bananne (ristorante del Coco Palm Resort). Ci abbiamo mangiato ben tre volte: due volte al buffet e una volta á la carte. Fa cucina creola, che é una specie di figliastra della cucina francese fortemente caratterizzata dalle materie prime caraibiche. Usano spesso una salsa al pomodoro piccantina (simile alla nostra, ma meno legata e meno forte per non coprire troppo i sapori), la usano addirittura sul pesce e sull'aragosta (per noi Italiani é strano, perché il pesce siamo abituati a mangiarlo praticamente cosí com'é, se non aggiungendo sale e limone; la tanto vantata aragosta con salsa creola al pomodero mi ha un po' deluso, rimpiango le semplici insalate di aragosta e melone verde che mangiavamo in Malesia dal cantonese Pak Su). Porzioni sufficienti. Dolci divini.
Ci é piaciuto anche il ristorante indiano Razmataz, ha retto bene il paragone con l'Amrit di Berlino e il Namaskaar di Hki.
Da Rituals Coffee (clone di Robert's Coffee) facevano un ottimo caffé. Da Nougatine abbiamo mangiato ottime paste (dolci e salate) e bevuto il tipico té al cioccolato di St. Lucia (fatto con farina di cacao aromatizzata con chiodi di garofano, noce moscata e cinnamomo e servito con un bastoncino di vaniglia).
E da ultimo, sulla strada per Castries, la capitale, c'era il banchetto del cocco fresco. Nostra meta fissa per la colazione (due cocchi freschi a capoccia).

fresh coconut
Quand'é che l'all inclusive conviene? Quando scegli un resort isolato, come l'East Winds Inn (ci é piaciuto molto e ce ne ha parlato molto bene una coppia d'Inglesi conosciuta in gita): spiaggia privata, nessuno che ti rompe le palle, ma ti serve la macchina a nolo (o il taxi) se vuoi andartene a cercare guai altrove.

11 dicembre 2008

Vacanze ai Caraibi: due approcci diversi - 1

Il dilemma, in veritá, si pone per tutte le vacanze. Nella sua formulazione piú generica puó essere cosí espresso: pacchetto tutto incluso o organizzazione fai da te?
Non é detto che una soluzione sia a priori piú conveniente dell'altra, intendendo conveniente non solo economicamente vantaggioso, ma in senso lato.
Nel nostro caso abbiamo preferito organizzare la vacanza da noi, in primis perché non avevamo la flessibilitá che il pacchetto tutto incluso t'impone, in secundis perché il pacchetto tutto incluso non ha la flessibilitá di cui noi avevamo bisogno.
Una volta arrivati sul posto, la scelta si é rivelata azzeccatissima.
L'hotel che abbiamo scelto, il Bay Gardens Beach Resort, si trova sulla Reduit Beach Avenue, un vialone con un lato tutti alberghi beach front (tra cui il nostro) e un lato tutto ristoranti e locali, praticamente il cuore della movida di Rodney Bay (il villaggio di Gros Islet, di cui Rodney Bay é una specie di "frazione", si anima solo il Venerdí sera, mentre a Rodney Bay é sempre Sabato sera). Prendere un all inclusive in mezzo a due chilometri e passa di ristoranti e locali vari non sarebbe stata una grande idea, perché ci saremmo privati della possibilitá di esplorarli!

view from balcony
(la vista dal balcone della nostra stanza)
(continua)

10 dicembre 2008

Premessa doverosa

Se cercate un posto con un inverno simile alla nostra estate italiana, i Caraibi possono fare per voi.
Mesi migliori Dicembre-Aprile. Mesi peggiori: Luglio-Ottobre (stagione delle piogge, o degli uragani, se siete sfigati).
Metteteci anche il mare incontaminato, di un colore turchese (o talvolta azzurro intenso; dipende se lo guardate dalla spiaggia o dal catamarano).
Detto cosí sembra preso paro paro da un volantino di agenzia turistica (da un flyer di tour operator, se vi piace di piú). Del resto queste sono le informazioni chiave che interessano alla maggior parte di chi fa turismo ai Caraibi (come in Tailandia, mar Rosso, Maldive, ecc.). Interessavano anche a noi, per caritá.
Anzi, a noi piú di tutti. D'estate praticamente la temperatura é sempre stata sotto i 20 gradi (a parte, fortunatamente, quando sono venuti a trovarci i miei e degli amici tedeschi). Ed é sempre piovuto (a parte come sopra). Ora abbiamo 4 ore di luce e quando siamo partiti ancora non era smesso di piovere (ora non piove piú: nevica).
Dimmi tu se non avevamo bisogno di sole e luce.
Dimmi tu.

Dennery Bay(questa é la baia del villaggio di Dennery, sulla costa orientale -atlantica- di St. Lucia).

4 dicembre 2008

Tipi da Caraibi

Cominciamo il resoconto dal maggiordomo. Cioé dalla fine.
Cioé disvelando subito i protagonisti del viaggio a St. Lucia (pronuncia ufficiale per chi non fosse anglista: Senlúscia).
Lei:

krutaja devochka in the jungle
E lui:

krutoj parin

2 dicembre 2008

Tornati!

Siamo tornati ieri sera!
Presto scriverò il resoconto della vacanza, corredato di foto.
Per ora mi godo l'invidia dei colleghi per l'abbronzatura!
Durante il viaggio di ritorno ci è esploso in valigia il pacco di cassava (farina di cocco). Ma il rum e gli altri liquori sono arrivati sani e salvi! E noi anche abbastanza indenni dalle boutiques di Heathrow, ché con la sterlina a pezzi resistere è difficile.