6 marzo 2009

Goodbye yo Berlin

Oggi post letterario.
Ho da poco terminato Goodbye to Berlin di Christopher Isherwood, in un ben conservato Paperback di quarantanni fa recapitatomi dall'amazzone britannica.
Da un po' di tempo ho cominciato a leggere libri in Inglese, sia per il piacere di leggere in lingua originale, sia con l'intento di migliorare il mio Inglese.
L'Inglese é la lingua che uso per lavorare (insieme al Finlandese e al Russo) ed é anche una delle lingue che uso nel tempo libero (nel tempo libero preferisco peró usare l'Italiano e gustarmi accenti ed espressioni dialettali diverse, sapide di italum acetum).
Insomma, mi sono letto Goodbye to Berlin. É una raccolta di appunti durante due soggiorni Berlinesi all'inizio degli anni '30. Non possedendo l'Inglese al 100% magari mi sono perso qualche sfumatura, ma nel complesso me lo sono goduto, una volta entrato nel meccanismo stilistico dell'autore. Isherwood usa una lingua molto mimetica, adattandola di volta in volta al personaggio che parla (ci riesce bene soprattutto quando mette in bocca a differenti Tedeschi ogni volta un differente Inglese; mi é piaciuto moltissimo il Tedesco sgrammaticato, ma efficace che parla un'attricetta britannica amica del protagonista); Céline in questo é maestro.
Alcune descrizioni sono mirabili. Il testo comincia con la dichiarazione che lo sguardo dell'autore si fa telecamera che passa registrando senza selezionare. Le sue descrizioni paiono veramente cosí, ma a ben analizzare si vede la mano selettiva dei dettagli, la mano che crea collegamenti attraverso allusioni e aggettivi, insomma si vede Flaubert tra le righe!
Mi é piaciuta anche la struttura narrativa. I primi capitoli raccontano personaggi e storie in dettaglio e nell'ultimo capitolo tutti i personaggi e le loro storie s'intrecciano l'uno nell'altra dando un mirabile senso di compiutezza e d'unitá al romanzo. Come in un giallo, ogni personaggio racconta la sua storia e alla fine l'investigatore compone un mosaico in cui tutte le tessere trovano il loro posto e tutte insieme compongono un'immagine. Questo é talento, perché durante la lettura, sapevo che gli eventi narrati dovevano essere piú o meno contemporanei e i capitoli mi sembravano un po' scollegati, ma alla fine Isherwood ha dato loro senso cucendoli insieme.
 
 
Adesso ho cominciato The Life and the Opinions of Tristram Shandy, Gentleman di Lawrence Sterne. Sterne é uno dei miei autori preferiti, per me é uno che potrebbe benissimo dare del tu a Cervantes, Proust e Musil. Ho conosciuto Sterne attraverso il Foscolo: con lo pseudonimo di Didimo Chierico, il Foscolo ha tradotto il Sentimental journey sterniano. Avendo amato le avventure di Yorick, il passo al Tristram Shandy é stato breve.
Sia il Sentimental journey, sia il Tristram Shandy li ho letti due volte (la seconda lettura del Tristram Shandy
é avvenuta durante l'interrail del '98, non posso dimenticare). Forte di questa doppia rilettura, mi avventuro nell'originale. A parte la lingua (l'Inglese del '700), la difficoltá é lo stile: Sterne usa frasi sterminate disseminate di digressioni che rendono la lettura un po' straniata, come quando si é un po' sbronzi; Sterne riesce a parlare tantissimo senza dire niente eppure alla fine di ogni capitolo ti sembra che qualcosa ti sia stato comunicato. Piú che una lettura pare una conversazione, é molto simile a Montaigne (al limite a te nemmeno interessa granché quello che Montaigne dice, ma ti fa piacere che lui sia lí con te a chiacchierare). Non dico altro perché sto veramente all'inizio.