28 ottobre 2008

Il manipolatore di coscienze

Ieri al corso di Russo.
Come buon esercizio di conversazione, l'insegnante chiede ad ogni studente di raccontare quello che ha fatto uno o due giorni prima.
Visto che Domenica l'ho passata montando il mobile, indovinate cosa ho detto?
Che Domenica ho montato un mobile.
Ho aggiunto che le istruzioni facevano schifo e che le parti non combaciavano. Al che, frementi di orgoglio nazionale, le signore-madri e l'essere asessuato dal capello unto hanno chiesto: é un mobile Ikea?
NOTA
Essendo gli Svedesi secondi nella lista dell'odio (i Russi sono primi e irraggiungibili), i Finni hanno piacere nell'ennesima dimostrazione della qualitá infima di tutto quello che proviene dall'altro lato del golfo di Botnia (cioé la Svezia).
FINE NOTA
CONSIDERAZIONE SUL RAZZISMO
L'odio contro gli altri i popoli (maxime Russi, Svedesi, Estoni e Somali) e lo sciovinismo becero in Finlandia é ubiquo e lo si trova senza l'ombra del dubbio in tutte le classi sociali, dall'operaio al top manager.
Quando gli Italiani si dicono addosso di essere un popolo razzista, peccano per provinciale superbia: da quello che vedo andando in giro per il mondo, noi Italiani non siamo affatto razzisti.
FINE CONSIDERAZIONE
Insomma, sentivo su di me il peso dell'attesa della battuta che dissipa l'errore: sí, era un mobile Ikea!
Ma non lo era! E lasciando le signore-madri e l'essere asessuato a bocca aperta, ho dichiarato di aver comprato il mobile in un mobilificio finlandese.
Ho rischiato l'incidente internazionale. No, di piú: ho detto qualcosa di talmente aberrante per le orecchie finniche da neppur poter esser compreso dai loro modesti cervelli! Una cosa prodotta in Finlandia che non é fatta bene???
I filosofi stoici lo chiamavano semplicemente adynaton: impossibile.
Le signore-madri e l'essere asessuato mi chiedevano quale mobilificio finlandese potesse mai produrre un mobile non assolutamente perfetto. Io nicchiavo, traccheggiavo, davo informazioni totalmente inutili.
La tensione cresceva.
Giá sentivo serpeggiare contro di me tacite accuse di menzogna, di malafede (fidarsi di un Italiano sposato con una Russa?); un attimo prima che l'odio si scatenasse irrefrenabile, un attimo prima che le torpide coscienze finniche esprimessero definitivamente e irrevocabilmente contro di me il pollice verso, la catarsi: sí il mobilificio era finlandese, ma il mobile é stato prodotto in Estonia.
Eccola la quadratura del cerchio, la dimostrazione ultima del teorema! Sospiro di sollievo!
I cattivi Estoni lavorano male, bevono sul lavoro, si drogano prima e dopo il lavoro e poi vendono prodotti di infima qualitá ai poveri, innocenti, buoni Finlandesi.
L'ordine cosmico non é stato spezzato, ogni cosa ora é di nuovo a posto e la lezione é proseguita senza intoppi.

23 ottobre 2008

Interpretazione scientifica di fenomeni altrimenti inspiegabili

L'importanza degli studi scientifici!
So interpretare con correttezza un particolare fenomeno che si verifica in ufficio.
Qualche giorno fa avevo notato che er Ciáina non lasciasse piú scie radioattive all'aglio al suo passaggio. Romanticamente avevo ipotizzato l'influenza di una bella Cinesina.
Mi sbagliavo.
Adesso che er Ciáina é avvicinabile, é diventato inavvicinabile quell'Indiano sveglio ma primitivo, che viene dalle parti di Calcutta e che ha la ragazza russa.
Oltre che lasciare scie appesta anche le stanze nelle quali s'intrattiene.
DIVAGAZIONE
Er Carcutta, sposerá il prossimo Febbraio la sua Natassia. La cerimonia avverrá in India. Accanite le discussioni tra me e L. circa la natura del legame tra er Carcutta e la sua Natassia: per me sopportare le maniere primitive der Carcutta (in confronto a lui i pur selvaggi Finni paiono schizzinosi cicisbei) e la di lui ascella nucleare é prova lampante della disperazione di chi cerca il benessere e la sicurezza economica dell'Europa e s'attacca a tutto (ma proprio a tutto), per L. (la sua visione é persino piú maligna della mia) la Natassia é talmente semplice, cioé viene da un livello sociale cosí basso, che é naturale per lei aver a che fare con uomini come er Carcutta
FINE DIVAGAZIONE
Pe' falla breve: il terzo principio della dimanica recita che ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria: tu me togli la puzza der Ciáina e io te rimetto in circolo quella der Carcutta.
E non aveva torto il vecchio Lavoisier ad affermare che nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
In puzza.

Talkoot

Sabato scorso ci sono stati i talkoot. Ignoro il significato letterale della parola, si usa per indicare dei lavori collettivi (svolti nel giardino comune del comprensorio).
Famigerato appuntamento, una volta di primavera e l'altra d'autunno.
D'autunno i lavori sono potatura piante e rimozione foglie cadute.
Noi la prendiamo come un'occasione di stare all'aria aperta a far qualcosa, una delle ultime, visto che l'oscuritá e il freddo s'avvicinano inesorabilmente (soprattutto l'oscuritá).
L'anno scorso mi ero limitato a rastrellare le foglie cadute, quest'anno mi sono anche avventurato sul tetto per rimuovere le foglie dalle grondaie. Per chi non ha idea di che acquazzoni puó fare in queste contrade o quante giornate una dopo l'altra puó piovere ininterrottamente non puó capire la necessitá di tener pulite le gronde. Inoltre, d'inverno, l'acqua stagnante congelata potrebbe spaccare tutto.
Prima di salire sul tetto, un vicino mi ha messo un imbracatura con un moschettone dietro la schiena, che serviva per fissarci l'estremitá della corda. Sebbene l'operazione sia stata condotta secondo i crismi della sicurezza, il vicino sfoggiava un sorrisetto da "armiamoci e partite".
Sono salito sul tetto con un altro vicino, padre di due bambini piccoli.
La prima impressione é stata abbastanza adrenalinica: arrivo in cima e passeggiata su una stretta griglia; ci si fa subito l'abitudine. La lamiera zincata del tetto non é nemmeno scivolosa e il vicino teneva saldamente la corda, arrotolata per precauzione due volte intorno alla griglia. Non si poteva cadere nemmeno a buttarsi. Comunque l'arrivo alla grondaia é stato ancora piú adrenalinico. Mentre il rimuovere le foglie é stato quanto di piú prosaico si possa immaginare.
La seconda metá del tetto l'ha pulita il vicino e io gli tenevo la corda.
Dopo l'operazione ci siamo fermati a parlare sul tetto, nonostante il vento, godendoci la vista insolita e il solicello. Il vicino é originario di Oulu (cittá 150 km sotto il circolo polare, dove sono stato anni fa exchange student). Abbiamo parlato di aurore boreali; lui ne ha viste tante, io una sola e di un solo colore (verde). L'aurora boreale assomiglia ad un lungo lenzuolo che sventola nel cielo e che cambia continuamente colore. Quando l'ho vista, non credevo a quello che vedevo, soprattutto perché si muoveva velocemente, mi veniva da chiedermi se per caso fossi sbronzo marcio o sotto effetto delle peggiori droghe.
Tornati giú abbiamo spazzato le ultime foglie e abbiamo terminato i talkoot con una grigliata condominiale: c'erano makkara (salsiccia indigena) e quantitá industriali di birra e sidro.
Dopo quattro makkara e quattro birre ho dato forfait. Mentre i Finnici sono rimasti a scolarsi la birra con 5 gradi al sole.

21 ottobre 2008

Lo scempio del mondo

Nel 1943, durante l'occupazione nazista, lo storico olandese Johan Huizinga scrisse Lo scempio del mondo, un'analisi del significato e della storia della parola civiltá, seguita da una proposta di rinnovamento dell'ordine mondiale a guerra finita. Nel '44 Huizinga sarebbe stato arrestato per aver aiutato la Resistenza e morirá al principio del '45, poco prima dell'arrivo degli Alleati, aetatis suae LXXIII.
Huizinga, sulla base della definizione di civilitas data da Dante nel De Monarchia, intende per civiltá il processo dello sviluppo delle facoltá proprie degli uomini dallo stato di ferinitá verso la felicitá. Secondo Huizinga la storia dell'umanitá é leggibile come un nascere e morire di differenti civiltá. Nei periodi di decandenza si verificano delle perdite di civiltá, soprattutto morali, che non vengono rimpiazzate dal progresso scientifico e tecnico.
Si pensi all'anno in cui il breve saggio é stato scritto.
Nel descrivere la decandenza della civiltá occidentale, Huizinga si mette in compagnia di Guénon, Evola, Jung e molti altri. Tutti questi autori condividono l'idea che ci sia una relazione tra il progresso scientifico e tecnico e la perdita di valori morali e spirituali. A tal proposito Huizinga, ne Lo scempio del mondo, scrive:

Dappertutto si sentono le conseguenze della sempre piú vasta meccanizzazione dei rapporti sociali e della superficialitá della vita del popolo... Tutto ció che fu consacrato alle comunicazioni, all'industrializzazione divoratrice di campagne e all'inondazione di surrogati spirituali andrá registrato nell'elenco delle perdite irrevocabili.

Piú tempo passa e piú piena mi sembra la veritá di queste parole.

20 ottobre 2008

Яр

In questi giorni l'Istituto Russo di Scienza e Cultura (dove studio Russo) organizza un festival di cinema Russo contemporaneo. Giovedí a lezione ho preso un paio di biglietti gratis per un film che avrebbero proiettato Venerdí. Le uniche cose che sapevo del film: il titolo, Яр (Il burrone), e che era tratto da un racconto di Esenin.
Insomma, Venerdí andiamo a vedere Il burrone.
Entrati in sala (massimalista lusso sovietico), le tipologie di spettatori presenti non sono molto variegate. In primis vedo una giovane coppia di studenti: una ragazza con un'aria da intellettuale che si trascina dietro uno di quei ragazzi alti e passivi. Ma soprattutto Russi e Russe: giacche dal taglio antiquato con barba da filosofo per l'uomo, aggressivi stivali di vernice nera ed elaborate criniere bionde per le donne. I Finni, dimessi e insignificanti, quasi non si notano. Alla fine vediamo un volto amico, é quello di una signora-madre (del mio stesso corso) che si porta appresso la figlia.
Comincia il film. Apprendiamo che é del 2007 e che la regia é di Marina Razbežkina. La storia comincia con un sogno del protagonista, Kostja, in cui rivive un episodio dell'infanzia: durante una notte, le donne del villaggio giravano per i campi nude battendo padelle per scacciare il Male; gli uomini se ne stavano tranquillamente chiusi in un'izba a fumare, ma Kostja bambino, spinto dalla curiositá, esce dall'izba e, dobbiamo presumere, si becca in pieno il Male.
Kostja si sveglia, é solo un sogno. Arriva la madre che gli porta la camicia pulita: oggi é il giorno del suo matrimonio.
La prima impressione é favorevole: i costumi e l'ambientazione sono perfetti, la fotografia é magnifica (con viste di campi immersi nella nebbia).
Poi arriva la voce fuori campo del protagonista per dirci seccamente che lui amava un'altra donna, ma sposa Anna solo per obbedire alla madre; lui sa anche che Anna ama Stëpka. Comincio a preoccuparmi: in genere diffido delle voci fuori campo.
Poco dopo inizia un giro di sguardi tra i quattro vertici del chiasmo amoroso, occhi addolorati da filodrammatica di Rocca Sgurgola per le donne e occhiate da Rambo per Kostja. Una cosa pietosa. Se nelle intenzioni della regia c'era quella di suscitare emozioni o tensione, bé, provo emozioni piú intense quando mi si stacca un bottone dalla camicia.
Devi avere le palle di Sergio Leone e la colonna sonora di Morricone (e Clint Eastwood, Lee van Cleef e Eli Wallach) per fare una scena fatta solo di sguardi e senza una parola una. Da questo punto, dopo appena cinque minuti, é iniziata l'involuzione del film, durata altri lunghissimi novantatré minuti.
Si capisce il senso del sogno, cioé che Kostja si era preso il Male, cioé che porta sfiga, perché chiunque gli stia intorno muore. Il film finisce perché sono crepati tutti (a parte Kostja, ovviamente).
La storia é condotta senza uno straccio di filo logico (se non quella che ovunque Kostja vada, tutti quelli che gli stanno intorno prima o poi rendono l'anima).
Ogni tanto do uno sguardo a L.: segue il film impassibile, come se stesse seguendo una lezione di Cinetica discreta dei fluidi in Serbo-croato arcaico.
Quando il film va a rotoli, tutte le magagne vengono a galla. Come dicevo, costumi e ambientazione bellissimi, le comparse e i comprimari credibilissimi come contadini; anche Kostja viene dal villaggio, ma 1) non si sa che professione faccia; 2) lui é strafico: mentre tutti gli altri sono sporchi e mal vestiti, lui é sempre tirato a lucido (soprattutto sbarbato, anche quando vaga senza meta) e pare appena uscito da una boutique alla moda; mentre tutti gli altri sono analfabeti o sanno a mala pena leggere, lui legge Ovidio (tra l'altro sono riusciti a mettergli in bocca una citazione delle piú insulse e che soprattutto non c'entra niente con il film).
Una noia mortale.
L'unica cosa che si salva é la fotografia, che coglie con freschezza la Natura russa (campi, fiumi, foreste, estate, inverno).
Schizziamo via durante i titoli di coda (qualche coraggioso cinefilo siederá fino alla fine).
Prima di andarcene a casa, scambiamo quattro parole con la signora-madre e la figlia. Evitiamo commenti sul film; la signora-madre ci dice che anche la figlia studia Russo, ma da un mese solo. E io alla figlia, simpaticamente: allora fra poco ci raggiungerai (sebbene tra noi e lei ci sia almeno un paio d'anni di studio di differenza); e lei, acidamente, io studio alla Helsinki School of Economics, e il Russo che studiamo é business-oriented! Me cojoni, ma allora sei cazzuta!, avrei voluto dirle, ma non sapevo come tradurre me cojoni in Inglese. Mi limito ad uno: immagino quanto sia business-oriented il tuo Russo dopo appena un mese! E la madre, che aveva visto che la figlia aveva giá a sufficienza cagato fuori dal vasetto e non voleva che continuasse a farla per terra, interviene: sí, sa contare fino a 12!
Piccole stronze crescono. Tra l'altro la Helsinki School of Economic conta quanto il due di picche.

17 ottobre 2008

Sforzo titanico

Della serie "ieri ho salvato una ragazza da uno stupro selvaggio e sai come? trattenendomi".
Tranquilli, ieri non c'era nessuna ragazza e nessun desiderio che non avesse l'imprimatur vaticano. Epperó mi sono titanicamente trattenuto.
Tranquilli, nemmeno faccio riferimento ad alcun improrogabile e incontenibile diktat intestinale.
Piú che altro sto parlando di un gesto nobile e disinteressato, come quello di non calare il due di briscola quando l'avversario é costretto a scartare un asso bollente, cioé di non approfittare della situazione per trarvi spudoratamente vantaggio. Vivere la convinzione che perdere sia da gentiluomini e vincere da cafoni, che sia piú elegante stare in torto che aver ragione ed esser stronzi (a Roma, saggiamente, la ragione é degli stronzi).
Ma non divaghiamo.
QUANDO: ieri
DOVE: corso di Russo
Si leggeva un racconto di
Čehov, in cui alcuni personaggi vengono descritti strafogarsi in una trattoria di Mosca per una colazione alle tre del pomeriggio: gory blinov (montagne di frittelle) spalmate di burro e caviale, bottiglie di vodka, zuppe, etc. Soprattutto quello chiamato hozjain (il padrone) gli dá giú di brutto (e dopo tre ore aveva anche un qualche pranzo ufficiale). Tra l'altro era una tortura indicibile leggere di quell'abbuffata un'oretta-un'oretta e mezzo prima di cena (i miei succhi gastrici facevano scintille).
Insomma, ad un certo punto del racconto uno apostrofa altri come dikary. Ci guardiamo l'un l'altro ignorando il significato di dikary. In realtá non ci guardiamo l'un l'altro, perché i Finlandesi per qualche oscura ragione erano assenti a scuola quando hanno spiegato "condividere i sentimenti"; sono io che guardo gli altri (le signore-madri e l'essere asessuato frangipalle) alla ricerca di un barlume di emozione nelle loro facce (che hanno la rara qualitá di essere flosce e granitiche a un tempo).
L'insegnante che ha l'energia e la comunicativa di un'artista di strada ci viene in soccorso e ci spiega che dikary sono quelli che abitano ad esempio le foreste o luoghi sperduti, vivono allo stato di natura (brillantemente ha descritto lo stato di natura come l'ignoranza del bene e del male) e sono primitivi, belluini: dikary sono i "selvaggi"!
Ed é qui che ho performato lo sforzo titanico, l'epica impresa di trattenermi.
Perché se mi parli di gente che vive nelle foreste, é primitiva e vive allo stato di natura (cioé ha saltato a pie' pari tutto il drammatico percorso della civiltá per ritrovarsi improvvisamente con un Nokia in mano), bé, scusate, ma a me vengono in mente i Finlandesi. Perché la loro semplicitá e il loro essere diretti ad un Europeo possono apparire come patente ferinitá, smaccata rozzezza; soprattutto la loro mancanza totale di background storico li costringe senza redenzione all'ignoranza del conflitto morale che urge nel cuore di ogni uomo civilizzato e, conseguentemente, alla brutale mancanza di qualsiasi profonditá intellettuale.
Semplicemente, non potevo dire quello che pensavo (quella non era la sede adatta).
É stata dura.
Ma ce l'ho fatta
Ho taciuto.

7 ottobre 2008

Domenica 5 e Lunedí 6

Domenica 5
05:30: sveglia;
06:00: taxi per Schönefeld;
07:45: decollo per Ciampino;
09:45: atterraggio a Ciampino, taxi per casa;
10:15: arrivo a casa, piccola colazione (la seconda, dopo la prima a Schönefeld; chi resiste alla crostata di mia madre?), preparativi per il matrimonio;
12:00: Messa in una chiesetta moderna all'Ardeatino;
13:45: uscita degli sposi, accolti a manciate di riso;
14:30: arrivo al ristorante in zona Casale della Lingua (in quel limbo cotto dal sole tra la pineta di Castel Fusano e il lusso di Casal Palocco), buffet all'aperto, buffet all'interno (passiamo la maggior parte del tempo con il fratello dello sposo e sua moglie; apprendiamo che sono in partenza per Sidney; lui si prenderá un anno sabbatico e un MBA; un MBA me lo farei anch'io, ma piú in lá, l'anno sabbatico anche subito);
16:45: declamazione dello scherzoso epitalamio che ho scritto in onore degli sposi;
17:45: partenza dal ristorante;
18:15: arrivo a casa, preparativi per la partenza;
18:45: taxi per Ciampino;
20:35: decollo per Schönefeld;
22:30: atterraggio a Schönefled, aiutiamo un signore di Firenze a prendere la S-bahn;
23:00: sul taxi per casa (lotta selvaggia sotto la pioggia per accaparrarsene uno);
23:30: arrivo a casa;
23:31: sonno profondo.

Lunedí 6
08:10: sveglia; prepariamo le valigie, sistemiamo la nostra stanza, salutiamo la padrona di casa;
09:30: U-bahn per Bahnhof Zoologischer Garten, autobus per Tegel;
10:00: arrivo a Tegel;
11:05: decollo per Hki
14:20: atterraggio a Hki
15:00: in uffcio.

3 ottobre 2008

Viaggio e viaggio nel viaggio

Siamo di nuovo in partenza: oggi pomeriggio saremo a Berlino. Cercheremo di concentrare lo shopping necessario entro oggi, per poterci dedicare Sabato ad una lunga giornata a zonzo senza programmi.
Domenica voleremo a Roma per partecipare al matrimonio di un amico d'infanzia. Ho preparato un epitalamio per l'occasione. Domenica sera torneremo a Berlino e Lunedí mattina di nuovo a Hki.
Due parole sul mio amico d'infanzia.
Le nostre madri erano compagne di scuola. Abitavamo in due palazzine contigue del Quadraro. Ci parlavamo (urlavamo) spesso dal balcone.
Abbiamo fatto l'asilo e le elementari insieme, in una scuola presso l'Acquedotto Felice (il nome di Felice deriva dal nome di Sisto V prima che diventasse papa, Felice Peretti). Passavamo spesso i pomeriggi a giocare a casa mia o sua. Abbiamo combattutto memorabili battaglia con soldatini, Lego e Playmobil. Ai nostri giochi era ammesso suo fratello, di un anno piú piccolo, ma non il mio (a quell'etá i quattro anni e mezzo che ci dividono erano incolmabili).
La famiglia dei miei amici si trasferisce in Belgio, in una base NATO, sono figli di un militare. Fanno in Belgio le superiori e tornano a Roma per studiare in una prestigiosa universitá privata.
Il fratello maggiore fa un'esperienza di lavoro in America. L'America gli piace e ci rimane a lavorare e a studiare. Fa un master in relazioni internazionali a Georgetown. Prende persino la cittadinanza americana. Ma il cuore l'ha lasciato a Roma. Dove c'é la sua ragazza e la loro figlia.
Si sposano Domenica.
Il fratello minore sta facendo una brillante carriera a Parigi.
E io in Finlandia (per ora).
Ne abbiamo fatta di strada dai tempi dell'Acquedotto Felice.

Er Ciáina sfoggia una bella maglia bianca. E solo da una settimana.
Presumo che la porterá come minimo altre due.

Spesso lo sento parlare con uno dei nostri Coreani. Er Ciáina assume toni solonici. Entrambi si lamentano della solitudine.
Certo, se er Ciáina cominciasse a portare maglie e camicie uno o due giorni invece che due o tre settimane e cominciasse a non lasciare mortali scie d'aglio ovunque passi, forse, dico forse, potrebbe lamentarsi meno della solitudine.