(note vergate senza alcun intento letterario)
Nelle loro memorie di viaggio Montaigne e Goethe
spendono ottime parole per gli alberghi tedeschi (e pessime per quelli
italiani). Con queste due autorevoli referenze ero ansioso di
sperimentare di persona e, per quel poco che conta, confermo in tutto e
per tutto il giudizio di Montaigne e Goethe.
Il weekend al Neuer Hennings Hof è il regalo di L. per il mio compleanno.
Arriviamo alla stazione di Perlberg dopo il tramonto.
Fa più freddo che a Helsinki, piove. Un pulmino dell’albergo ci viene a
prendere e ci porta direttamente al nostro appartamentino sul laghetto
(memorabile il check-in sul pulmino: L. dice il suo cognome e l’autista
le dà le chiavi dell’appartamentino e i due tesserini per l’accesso alle
facilities). Giusto il tempo di farmi la barba e andiamo a cena.
Buffet: schweinefleisch (maiale arrosto), maiale stufato, auflauf (stufato di verdure), draniki
(frittelle di farina di patate), pollo al coriandolo; aringhe preparate
in vari modi; ovunque salsine deliziose; buona scelta di dolci. L. beve
un (modestissimo) rosè locale e io una (semplice) Hefewizen chiara.
Siamo soddisfattissimi della cena e andiamo a dormire.
Sabato mattina fa ancora freschetto,
ma splende il sole. Facciamo colazione abbastanza presto; per qualche
oscura ragione riesco a mantenermi abbastanza leggero: le possibilità di
strafogarsi al buffet sono numerose: ampia scelta di affettati e
formaggi (ci è piaciuto un caprino a pasta molle insaporito all'erba cipollina),
di insalata e frutta e dolci (deliziose mousse di fragole, frutti di
bosco o cappuccino con una base di pan di spagna).
Alle 11 L. ha il massaggio alla
schiena. Mezz’ora dopo tocca a me: la massaggiatrice, nonostante il
sorriso d’ufficio, si rivela una salutista integralista un filino lesbo:
mi massaggia con vigore, cerco di non opporre resistenza, ma mi batte
come un tappeto per le pulizie pasquali (l’effetto è positivo, dal collo
al sedere mi sento tonico ed elastico).
La prossima sessione di massaggi è
alle 15 e decidiamo di farci qualche sauna e una nuotata in piscina.
Prendiamo gli accappatoi e ci cambiamo negli spogliatoi (distinti per
donne e per uomini). Dallo spogliatoio si entra in piscina e dalla
piscina si entra nella zona sauna. Appena entro nella zona sauna, mi
passa davanti una vecchia: si toglie l’accappatoio e si getta nuda nel
piccolo frigidarium e poi, sempre nuda, si fa una doccia
tiepida. Ingenuamente non ci faccio caso, ma appena ci apprestiamo ad
entrare in sauna, l’inserviente ci fa notare che in sauna, per motivi
igienici, non si può portare il costume, cioè si deve stare nudi (ma
allora perchè lo spogliatoio per donne e per uomini?).
La cosa mi mette in forte imbarazzo
(nemmeno in Finlandia sarebbe immaginabile una storia del genere), ma ci
adeguiamo: in sauna ci sono solo vecchie e vecchi nudi che non ci
prestano la minima attenzione, ma non posso fare a meno di coprirmi e di
chiedere a L. di coprirsi.
Facciamo un po’ di saune e di docce
fredde e piano piano il mio imbarazzo si stempera, perchè mi rendo che
nessuno indugi nel guardarci (da uomo del Sud mi preoccupo soprattutto
che nessun uomo guardi L.!).
Le saune sono molto confortevoli, nonostante la
forzata nudità. Molto tedescamente un cartello vieta di sudare sul
legno. Le luci sono bassissime. Ci sono tre saune: la finn-sauna (classica), la kristall-sauna (un fascio di luce alogena illumina un grappolo di cristalli posti sopra il kiuas, cioè il braciere con le pietre; e luci cangianti balenano per la stanzetta: una cazzata new age) e la ambient-sauna (molto umida).
Facciamo (in accappatoio) una pausa al bar, ci
rimettiamo il costume e passiamo in piscina. Le saune stancano e non
nuotiamo molto. Aspettiamo l’ora del massaggio sulle sdraio, guardando
pigramente dei bambini che giocano in piscina.