15 maggio 2009

14 racconti di fantascienza russa

Qualche mese fa mi sono letteralmente divorato un'antologia di racconti russi.
Si tratta di 14 racconti di Fantascienza russa, a cura di Jacques Bergier, edizione Feltrinelli del '61, una raccolta di testi scritti tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’50.
Non sono un patito della fantascienza; ho letto un' del cyberpunk di William Gibson e qualche classico di Arthur Clarke. Peró, quando ho scovato questo titolo nel magazzino segreto, non ci ho pensato due volte a prenderlo. E non é stata una cattiva idea.
Pensavo che fosse uno di quei libri che si comprano come atto d'amore (per la Russia, nel mio caso). L'ho iniziato a leggere in uno svogliato weekend privo di stimoli e poi mi ha preso tanto che a malincuore me ne andavo a dormire o lavorare.
In realtá alcuni racconti erano piuttosto mediocri (o per lo meno non risvegliavano il mio interesse), tanto che li ho abbandonati dopo qualche pagina.
Ma non mi ha catturato tanto la bellezza dei racconti, quanto il milieu di cui erano impastati. Innanzitutto gli eroi sono (quasi) sempre russi (e noi siamo abituati a protagonisti invariabilmente americani), poi é data per scontata la supremazia sovietica in ogni campo (noi siamo abituati a vedere gli Americani come gli egemoni strafichi, ipertecnologici e superorganizzati). Inoltre i personaggi sono quasi sempre scienziati incorruttibili e animati solo dalla sete di conoscienza, marcantoni tagliati con l'accetta e pronti sempre a sacrificio di sè (che fa molto russo). In molti racconti la Terra é governata da un organismo democratico, schiavitú e imperialismo sono solo ricordi; il credo ufficiale é la Scienza, che ormai ha praticamente svelato ogni mistero. Nei racconti in cui si parla di Unione sovietica, non mancano riferimenti alla maggiore ricchezza e prosperitá di questa sull’America (ricchezza e prosperitá che assicurano agli scienziati maggiori fondi).
A proposito, nei due racconti ambientati in America il capitalismo é descritto come un sistema che genera povertá e disuguaglianza (ovviamente l'Unione sovietica é rappresentata come un modello di democrazia e libertá). Allora si era in piena guerra fredda e la letteratura era terreno di battaglia: ovvio che pure la fantascienza dovesse essere allineata.
I traduttori sembrano un po' aricchiappati. A parte che i neri vengono chiamati negri, in un racconto mi sono imbattuto in un personaggio che cosí inveiva contro la tecnologia: le macchine... le possino!
Il saggetto introduttivo di Jacques Bergier non riserva meno sorprese: si parla di Bulgakov come di un minore, come di un caratterista (da ricordare giusto per la novella Uova fatali; Il maestro e Margherita saró pubblicato solo nel ’67) e gli si contrappone l'accademico Kataev (la cui fama non varca ora le antologie scolastiche russe). In una cosa peró Bergier non sbaglia, nel rilevare il valore del romanzo breve di Ivan Efremov, Navi di stelle, il testo piú lungo della raccolta, che da solo varrebbe tutto il libro, a parte un paio di racconti dei fratelli Strugackie (gli autori di Stalker, per intenderci, da cui Tarkovskij ha tratto il suo film).
Navi di stelle é ambientato nell’immediato dopoguerra.
Un paleontologo cinese, prima di morire ammazzato da briganti, fa in tempo ad inviare ad un suo collega russo un cranio di dinosauro con un foro che sembra quello di un proiettile. Il paleontologo vorrebbe proseguire in Cina gli scavi interrotti, ma i capitalisti non lo permetteranno mai ad un accademico sovietico! Allora dirotta le sue ricerche in Kazahstan, dove trova un suolo simile a quello su il collega cinese lavorava (e che presenta strati coevi a quelli cinesi). Sfruttando lavori di sbancamento per la costruzione di una diga, vengono fatti scavi colossali (all’epoca il costo del lavoro era comunque basso).
Ma come si spiega un cranio vecchio di 70 milioni di anni forato da un proiettile?
Il paleontologo chiede aiuto ad un suo vecchio amico, un biologo.
Facciamo un passo indietro. Il biologo, all’inizio del romanzo breve, riesce (molto miracolosamente) a recuperare il taccuino di un suo studente morto in guerra (ritrova il taccuino dentro la carcassa del carrarmato dove é caduto il suo studente!). Nel taccuino il biologo legge una rivoluzionaria teoria: che le stelle non se ne stiano fisse nello spazio come tanti baccalá, ma che vaghino secondo orbite galattiche! Biologo e paleontologo lasciano mogli brontolanti e cercano conferme all’osservatorio astronomico e, dopo alcune notti insonni, scoprono un gruppo di stelle che 70 milioni di anni fa era nei pressi (a qualche anno luce) della Terra. È possibile, argomentano i due scienziati, che alcune di queste stelle avessero dei sistemi solari da portarsi appresso nelle loro orbite (da qui viene la bella idea delle Navi di stelle). Ed é possibile che in alcuni di questi sistemi solari si trovassero dei pianeti abitati da intelligenze evolute in grado di viaggiare fino alla Terra per andarvi a cercare dell’uranio (necessario ai loro motori atomici).
Bella teoria, ma bisogna trovare una prova. Le sole speranze sono riposte negli scavi.
In Kazahstan intanto gli scavi procedono febbrili, ma senza risultati. Addirittura gli operai, contagiati dall’entusiasmo dei paleontologi, offrono gratuitamente il loro aiuto (un bell’esempio di come il Lavoro aiuti la Scienza, commenta Efremov). Finalmente, verso la fine del romanzo breve, viene trovato il reperto tanto cercato, sotto lo scheletro di un dinosauro si scopre il cranio di una creatura sconosciuta, ma che doveva essere molto intelligente a giudicare dalle dimensioni della capoccia (simili a quelle del cranio umano). L’unica differenza é che al posto della bocca, il cranio presenta un bel becco.

3 maggio 2009

Tallinn? Ancora Tallinn?

Perché non cogliere l'occasione del Primo Maggio per una bella gita fuori porta? (soprattutto in considerazione del fatto che non abbiamo fatto scampagnata alcuna a Pasquetta e che non abbiamo goduto del comandato abbacchio alla scottadito con canoniche patate al forno a Pasqua).
Perché non cogliere, dunque, l'occasione del Primo Maggio per un parziale risarcimento per tradizioni non celebrate?
Perché non andarsene un paio di giorni a Tallinn? (ci si arriva con un'ora e mezzo di catamarano) Perché non poltrirsela in vasche bullicanti, saune e bagni turchi? (circondati da bambini russi che sguazzano onnipotenti nell'acqua, belle madri russe che cercano il getto piú rilassante e padri russi che spizzano lo spizzabile con affettata indifferenza; fossero stati Finni, sarebbero rimasti il pomeriggio a fissare accigliati il loro boccale di birra) Perché non concedersi massaggi e trattamenti vari, inclusa chiacchiera in Russo con la parrucchiera? E dopo, affamati e assetati, non sentirsi meritevoli di un bel bisteccone con patate e birra scura? E per finire un piattone di Kaiserschmarrn (un frittellone con prugne spezzettato e affogato nel puré di mele), incluso sfoggio di Tedesco con il donnone bavarese che ci serviva? E, di nuovo, a pranzo (verso le 5, ché la robusta colazione ci negava l'appetito) un'altra succulenta bistecca al vino con patatone arrosto? E infatti non ci siamo fatti mancare niente di tutto questo! Abbiamo evitato il piú possibile le mandrie di turisti, quest'anno Tedeschi e Svedesi (con questi ultimi che mi sono sembrati un po' coglioni); l'anno scorso solo Inglesi (di solito maleducati). Non mancano i turisti russi, ma ci stanno simpatici (o sono della serie "spettinati & vestiti come capita" o della serie "fashion victims con quell'aria sopra le righe un po' partenopea") e non li evitiamo. Né mancano i turisti finlandesi, ma non evitiamo nemmeno questi, chè sono inevitabili, come la Nemesi. Allego alcune foto fatte dalla nostra camera (16esimo piano).
tallinn_maggio_09_02 tallinn_maggio_09_03 tallinn_maggio_09_01 Sul traghetto, al ritorno, son capitato seduto alle spalle di due giovani donne italiane; presumo turiste a Hki che hanno fatto una scappata a Tallinn, vestite coi piumini invernali, una piú nana dell'altra. Ho ascoltato involontariamente la conversazione telefonica di una di queste con... indovinate un po' con chi? Ma con la mamma! Con chi? La tipa (la piú nana delle due) descriveva con parole di soddisfazione Tallinn alla mammina, solo si aspettava piú negozi (evidentemente non ha considerato negozi le rivendite di alcool, che forse per numero sono seconde solo alle birrerie). Per concludere cito dal menú del nostro albergo (di cui per pietá taccio il nome):

PENNE CARBONARA

sun dried tomatoes, peas, smoked ham, garlic cream sauce

(non traduco per la suddetta pietá).