Questa settimana abbiamo partecipato ad un
corso interno su un programma (Robot Millennium per il cemento armato);
durante la pausa pranzo, sono capitato (mio malgrado) vicino al
neolaureato (di cui al post precedente) e, contro l'abitudine locale al
silenzio, mi ha amabilmente intrattenuto con la sua conversazione
(mentre dall'altra parte del tavolo un collega si gustava un delizioso piatto di
fettuccine salame e ananas): ha esordito chiedendomi cosa ne pensassi
del programma. Io ho risposto evasivamente: carino. E lui, con gli occhi
persi nel vuoto, come se mi sciorinasse la Tradizione guénoniana:
questo programma non mi convince; come facciamo a sapere che il
programma non commetta errori? Ci sono talmente tanti dati da inserire.
Bisogna ricalcolare tutto a mano per essere sicuri. Allora, gli ho fatto
notare, é chi lo usa, chi deve inserire i dati, che deve stare attento a
non commettere errori; se sbagli a introdurre i dati, sei tu che sbagli,
non il programma. E lui, granitico e stolido: ma ci sono talmente tanti
dati da inserire, come faccio ad essere sicuro che il programma non
commetta errori?
Mi sono tornate in mente le domande che infliggeva al trainer per mostrare la sua perspicuitá professionale, domande che scavando nell'inconscio della meccanica del continuo, volevano scovare l'errore nel programma o nel trainer, domande assolutamente impertinenti visto che trattavamo di cemento armato (dove cioé la precisione chirurgica é inutile): usava parole "torsione" che mi provocano conati di vomito (non reggo nemmeno allo stimolo al rigurgito quando sento "secondo ordine", ma almeno mi sono abituato a "instabilitá").
Avrei dovuto ribattere: é vero, bisogna stare attenti; ma non mi andava di darla vinta a quest'idiota che vuole darsi arie da gran progettista. Ho risposto che il programma funziona benissimo, che non c'era ragione di dubitare, ma che l'operatore deve stare molto attento. Quanto a controllare i risultati facendo i calcoli a mano, ho aggiunto, si puó fare nel caso in cui calcoli ad esempio una singola trave -come capita a te, cocco mio-, non quando progetti un edificio di mille mila metri quadrati su diversi piani.
Con la testardaggine di chi non ha il senso della realtá, lui ha continuato: ma come faccio a sapere che l'armatura di una trave é quella giusta: devo ricalcolare a mano. E io: si vede proprio che tu non hai progettato tante travi, perché se una trave é poco o troppo armata si vede a occhio.
Lui ha insistito ancora a non essere convinto di un programma che puó commettere errori se introduci i dati sbagliati (il programma sbaglia, non tu, eh?). E io, sbriciolato: bisogna stare attenti a inserire bene.
Abbiamo finito in silenzio la nostra Cobb-salaatti: uovo al tegame, pancetta fritta, pezzetti di petto di pollo, pezzetti di aurajuusto (formaggio simil-gorgonzola), olive e pomodori (era abbastanza mangiabile, soprattutto in confronto alle fettuccine salame e ananas).
CONCLUSIONE: Il neolaureato é un perfetto esempio di ingegnere ingegnere che vive nel suo mondo Lego (con l'aggravante che crede di essere figo, ma é solo insopportabilmente pedante).
Mi sono tornate in mente le domande che infliggeva al trainer per mostrare la sua perspicuitá professionale, domande che scavando nell'inconscio della meccanica del continuo, volevano scovare l'errore nel programma o nel trainer, domande assolutamente impertinenti visto che trattavamo di cemento armato (dove cioé la precisione chirurgica é inutile): usava parole "torsione" che mi provocano conati di vomito (non reggo nemmeno allo stimolo al rigurgito quando sento "secondo ordine", ma almeno mi sono abituato a "instabilitá").
Avrei dovuto ribattere: é vero, bisogna stare attenti; ma non mi andava di darla vinta a quest'idiota che vuole darsi arie da gran progettista. Ho risposto che il programma funziona benissimo, che non c'era ragione di dubitare, ma che l'operatore deve stare molto attento. Quanto a controllare i risultati facendo i calcoli a mano, ho aggiunto, si puó fare nel caso in cui calcoli ad esempio una singola trave -come capita a te, cocco mio-, non quando progetti un edificio di mille mila metri quadrati su diversi piani.
Con la testardaggine di chi non ha il senso della realtá, lui ha continuato: ma come faccio a sapere che l'armatura di una trave é quella giusta: devo ricalcolare a mano. E io: si vede proprio che tu non hai progettato tante travi, perché se una trave é poco o troppo armata si vede a occhio.
Lui ha insistito ancora a non essere convinto di un programma che puó commettere errori se introduci i dati sbagliati (il programma sbaglia, non tu, eh?). E io, sbriciolato: bisogna stare attenti a inserire bene.
Abbiamo finito in silenzio la nostra Cobb-salaatti: uovo al tegame, pancetta fritta, pezzetti di petto di pollo, pezzetti di aurajuusto (formaggio simil-gorgonzola), olive e pomodori (era abbastanza mangiabile, soprattutto in confronto alle fettuccine salame e ananas).
CONCLUSIONE: Il neolaureato é un perfetto esempio di ingegnere ingegnere che vive nel suo mondo Lego (con l'aggravante che crede di essere figo, ma é solo insopportabilmente pedante).