27 gennaio 2009

Fiati

British AirwaysDurante il volo per St. Lucia, lo scorso novembre, sedeva alla mia sinistra una donna estremo-orientale. Sui trenta e molto minuta.
Vestiva il canonico revival anni '80 e portava in testa tanta lacca da ridurre l'ozono a una groviera. Era cosí preoccupata della sua voluminosa criniera nera che non passavano trenta secondi che non se la rinfoltisse con una bella passata di mano.
Dopo cinque minuti di volo, devastata dalla lettura della rivista delle Britsh Airways, si é attaccata al suo i-Pod per le restanti otto ore di volo e per le restanti otto ore di volo si é dimenata come fosse in discoteca, fortuna che era una scricciolo. Non paga, ha bevuto di tutto, mischiando birra, whisky e gin tonic e non mi ricordo che altro. Normale che dopo un po' non fosse neanche piú capace di versarsi il vino nel bicchiere.
Fin qui la cosa non mi toccava per niente: ero immerso nella lettura dei Simboli di scienza sacra del Guénon (Adelphi) e nell'analisi delle Tentazioni di sant'Antonio di Bosch del Fraenger (Abscondita). Quello che era insopportabile era quanto scricciolo estremo-orientale puzzasse d'alcool, praticamente come una qualsiasi strada di Helsinki. E quello che mi mandava in bestia era quel suo continuo rifarsi il trucco e risistemarsi la criniera nonostante il fiato d'alcool!
AeroflotA questo punto, non posso fare a meno di ricordare quell'omone russo che mi capitó vicino su un volo per Mosca di ritorno dalla Siberia qualche anno fa. Era veramente un armadio, una montagna, saranno stati un paio di metri e almeno centocinquanta chili.
Non so come c'entrasse, ma stava seduto alla mia sinistra; le sue braccia esondavano sugli esili braccioli dell'Aeroflot e a me non rimaneva altra scelta che mettere il mio braccio direttamente sopra il suo. Lui non pareva gradire molto, ma dopo un po' si é addormentato come un macigno.
Siccome mi sovrastava, il suo respiro mi giungeva dall'alto. Fragranze di carne, cipolla e vodka. E io non riuscivo a trovare una posizione dove non mi arrivasse quel bouquet! A destra, a sinistra, in avanti, indietro: NIENTE! Provai a respirare secondo il suo respiro: inspiravo tra le sue inspirazione ed espirazione; funzionava, ma avendo quello i polmoni due volte i miei il suo respiro aveva un ritmo che io non potevo tenere.
Sono arrivato a Mosca che ero uno straccio.

19 gennaio 2009

Serata all'opera

Sabato sera siamo andati a vedere la Tosca al teatro dell'Opera di Hki.
Sedevamo centrali, alle ultime file della platea. Ottimi posti per godersi il palcoscenico. Avrei preferito la prima galleria centrale, donde si vede bene l'orchestra nella buca e soprattutto si spazia per benino sul pubblico. Malignare sulle toilettes delle signore é incluso nel prezzo del biglietto, ma purtroppo in questo non sono supportato dalla mia dolce e buona metá (con un certo mio amico lombardissimo, che é anche decisamente piú melomane di me, ci si sarebbe andati giú pesanti).
Le Finlandesi, quando provano ad acchittarsi, vanno da rinseccoliti business tailleur a pomposi tendaggi stile Buckingham Palace, a seconda della massa di carne da rivestire. Per non parlare delle vegliarde affezionate ai loro caffettani di lana con le renne ricamate.
Sempre e comunque abiti dal gusto pessimo e rigorosamente votati ad ammazzare la bellezza femminile. Mettici pure che tra ad ogni intervallo nessuno rinuncia alla rituale sbevazzata (a parte le vecchie rincancrenite che si fiondano su caffé e brioscina, manco fossero al Radetzky il sabato mattina) e la sala puzza sempre piú di fiati che sanno di vino sudamericano e brandy estone (tanto per i Finni l'unica cosa che conta é che il numerino seguito da % sia il piú alto possibile).
Taccio sulle scarpe.
Ma veniamo all'opera.
Il primo atto é all'interno di sant'Andrea della Valle. L'interno di sant'Andrea era esattamente come ci si aspetta che in un teatro si allestisca un interno di chiesa. Il fatto che sia prevedibile é un demerito? Chi ha ideato le scenografie é mai entrato in una chiesa romana di quelle in pieno stile Controriforma? É mai entrato in una chiesa? Ha idea di cosa sia il sacro? E qui non é questione di crederci o no. La chiesa del primo atto é la chiesa inaridita di chi non ha nemmeno un briciolo di spiritualitá (verosimilmente lo scenografo é Finlandese). Non parliamo dell'impalcatura che serviva a Cavaradossi per salir su fino agli affreschi, pareva una macchina d'assedio medievale.
Il sacrestano, poi, sembrava un fraticello della serie co 'sta pioggia e co 'sto vento chi é che bussa a 'sto convento? Ci manca solo che cominciasse a canticchiare Loaker che bontá! Loaker che bontá!
Di un altro livello Cavaradossi, Tosca e Scarpia.
Cavaradossi (Vladimir Kuzmenko) gran voce e grande interpretazione. Tosca (Olga Romanko) mi é sembrata un po' troppo accademica. Piú di tutti mi é piaciuto Scarpia (Esa Ruuttunen), assai convincente nella sua recitazione quasi da teatro drammatico.
Il secondo atto é nell'appartamento di Scarpia. Anche qui l'appartamento era come ci si aspettasse un appartamento. Ma comunque meglio della chiesa del primo atto. Una scalinata sulla destra portava in una stanza dietro le quinte, dove Cavaradossi viene torturato. Una forte luce proiettava l'ombra di chi facesse le scale sul muro con ottimo effetto. Mi é piaciuta anche la fuga prospettica fino alla grande porta sullo sfondo (dai riflessi metallici, ma dall'aria un po' troppo leggerina per far credere che sia alta vari metri e quindi pesante).
Il tavolo su cui Scarpia cena era fornito con molto gusto e molta cura.
Il terzo atto rappresenta un Castel Sant'Angelo cupo e dai lividi bastioni monolitici; la cupola di san Pietro é sullo sfondo. Durante l'aria in romanesco un gioco di luci che simula l'avanzare dell'alba sulla cupola di san Pietro strappa un applauso a scena aperta. Si vede che non hanno mai visto un presepe! Perché l'impressione era quella.
Buona la prova dell'orchestra (condotta da Kari Tikka). Non conosco molto Puccini, ma ho una certa esperienza di musica orchestrale. Immagino che l'orchestra non debba rubare la scena ai cantanti e al massimo debba sostenerli e accompagnarli e questo l'orchestra faceva, con la forza ctonia dei sentimenti e del destino. Assurgeva a protagonista nei momenti di recitazione muta e ci dava gli stessi brividi che ci davano le voci dei cantanti. Scrivo brividi, perché di brividi si é trattato.
Se il fine dell'opera ultimo sia quello di suscitare emozioni non saprei (lascio la palla agli intenditori), ma devo dire che questa Tosca, con un crescendo non casuale, ci ha tenuto con il fiato sospeso attraverso tutti i colpi di scena fino al suicidio della protagonista.

Abbiamo concluso la serata a cena dal miglior Indiano di Hki. Cibo decente. Peccato che alle 23 del Sabato sera gli unici due clienti del ristorante fossimo noi (fossimo arrivati un po' piú tardi avremmo trovato pure la cucina chiusa).

18 gennaio 2009

Passeggiata domenicale

Temperatura alzata (tornata intorno allo 0; ieri si aggirava sui -10).
Ne approfittiamo per sgranchirci le gambe, anzi per audaci giochi di equilibrismo:

equilibrismo
NB sotto la neve c'é lo stagno ghiacciato:

Laaksolahti04
Il solito ponticello:

Laaksolahti02
Ecco é il lago Lippa, anche lui ghiacciato e innevato:

Lippajärvi02
Una buona occasione per fare quattro passi o pattinare (per tornare lí d'estate bisogna andarci a nuoto o in barca)...

Lippajärvi01

14 gennaio 2009

A Vaasankatu

Ieri ho portato il portatile di L. a riparare in un negozietto sulla Vaasankatu (via Vaasa).
Conosco la Vaasankatu per aver abitato sulla contigua Porvoonkatu per due anni.
Sebbene mi bastasse traversare un incrocio per imboccare la Vaasankatu, raramente ci mettevo piede, essendo Vaasankatu una serie ininterrotta di sexi shop, massaggi tailandesi, teatrini di spogliarelliste e localacci lerci di quart'ordine. Non per pruderie bigotta, ma semplicemente perché queste cose non mi attraggono.
Ma, mio malgrado, mi é toccato rimetterci piede. In Vaasankatu.
Era quell'ora indecisa alla fine del tramonto, in cui la notte non ha ancora preso il sopravvento e i neon delle spogliarelliste o delle massaggiatrici ancora non irrompono di prepotenza sulla strada; quell'ora in cui ancora puoi vedere due amiche bere un té in uno di quei localacci dove tra poco il tuo onore sará misurato sulla quantitá di pinte ingollate e dai cc di cilindrata della tua moto.
A dare un'aria di degrado contribuivano le impalcature di remontti (ristrutturazione) che creavano arcate di tubi arrugginiti sotto cui passare. Teloni di pellicola trasparente a proteggere le vetrine dei sexi shop le facevano ancora piú ambigue.
Assolutamente l'ultimo posto al mondo dove avrei immaginato di trovare un artigiano dell'informatica.
Perché di artigiano si tratta: pare rimasto ai tempi di MS-DOS mentre il mondo corre alla velocitá pazzesca iperconnessa dei pacchetti cellophanati preconfezionati di centinaia di Gbit, migliaia di ram, di PS3, XBOX, Guitar Hero. E invece lui é rimasto fedele a se stesso, ed eccolo, un nerd invecchiato, un nonno nerd dalla capigliatura alla Einstein. Con le sue battute divertentissime sul consumo di energia dei vecchi monitor.
E il suo negozietto é riproduzione ad alta fedeltá di lui medesimo! Immaginate un antro da rigattiere totalmente cosparso di pc, portatili, monitor, schede madri, km di cavi ritorti di tutte le grandezze e di tutti i colori, poltroncine scassate e mobilio caduto in prescrizione (cosparso é la parola giusta, perché é come se tutto vi fosse caduto ondeggiando lentamente).
Scommetto che il simpatico nonnino sará piú che aggiornato quando sará il momento di presentarmi il conto.

13 gennaio 2009

L'odore della cartiera

Sono uscito a comprare il pane per il pranzo (panino con salmone fresco marinato in sale e zucchero e fettine di cetriolo fresco e insalata di cavolo e carote crudi marinati in aceto e aglio).
Giornata plumbea, deprimente.
Tornando dal supermercato ho sentito a un'incrocio un'odore dolciastro, simile al puzzo di cartiera che si respirava a Oulu.
A Oulu (150 km a Sud del circolo polare artico) ho passato l'estate del 2002 e l'autunno del 2003 come exchange student (in mezzo, il servizio militare).
Arrivai la prima volta a Oulu all'inizio di Aprile. La topografia era irriconoscibile sotto montagne di neve, il mondo era come un'oscura pentola scoperchiata in cui un dio crudele avesse versato luce opaca e bluastra. Il fetore dolciastro della cartiera s'impastava al respiro, agli abiti, ti aspettava a casa quando tornavi, ti aspettava fuori quando uscivi per scortarti ovunque volessi andare.
Allora avevo giá viaggiato: Iran (estate '92), Malesia (estati '95 e '96) e vari interrail, soprattutto quello memorabile del 2000 durato un mese (in compagnia der Pinta), ma erano stati viaggi con la famiglia o di vacanza con gli amici. Il soggiorno di studio a Oulu era qualcosa di diverso. E vi arrivavo pieno dell'ingenuitá e dei pregiudizi di chi ha viaggiato poco o niente.
Rido di chi si vanta di non avere pregiudizi (molto probabilmente non ha mai alzato il culo dalla poltrona del salotto o non si é mai trovato a che fare con mondi differenti). La vera intelligenza sta nel conoscere i propri limiti e nel regolarsi di conseguenza.
Ora, dopo quattro anni di Granducato e altri viaggi in Siberia ed Europa (e altre lingue apprese), conosco me stesso molto meglio (e i miei limiti; o almeno alcuni dei quali) e so cosa voglio.
Per trovare se stessi non c'é bisogno di arrampicarsi sulle montagne dell'Himalaya, non c'é davvero bisogno di andare tanto lontano. Basta non considerarsi lo (0;0;0), l'origine del sistema di riferimento: cioé rinunciare all'egosimo. Certo che vedersi da fuori (dall'estero) aiuta un sacco.
La rinuncia all'egoismo non é cosa poi tanto lontana dalla docta ignorantia di Cusano. É un continuo in fieri, un working progress, una via da percorrere. Una Via (centripeta ascendente) che porta alla Veritá e alla Vita. Al Senso della Vita.
E certo é una via rivelata. Inaccessibile alla sola natura umana perché imperfetta.
C'é bisogno di un Maestro.
Accettare il Mistero (anche questo é rinuncia all'egoismo).

6 gennaio 2009

Epifania!

Passeggiatina mattutina nei dintorni.
Ruscelletto ghiacciato dietro casa:

ruscello dietro casa
Pallida alba. Luce azzurra diffusa:

alba01
Il laghetto gelato:

lago01
lago02
Il cuore vegetale:

cuore vegetale
La nostra via:

alba02
La cassetta delle lettere:

cassette della posta
La temperatura stanotte è salita prepotentemente. Siamo intorno agli 0 gradi. Il cielo si rannuvola. Si prepara le neve.

5 gennaio 2009

G E L O

Da Venerdí é calato il gelo.
Improvvisamente, senza nemmeno una nevicatina preparatoria, perché fino al giorno prima stavamo praticamente sui 3 o 4 gradi. É arrivata di colpo la mannaia:
ZAC!
In una notte s'é congelato il ruscelletto dietro casa. L'umiditá residua s'é gelata rappresa alle foglie, all'erba, alla terra, all'asfalto. Il gelo é come una polverina bianca, che tutto ha ricoperto in una notte. Come un'edera ha rampicato i rivestimenti di legno delle nostre casette, i vetri delle finestre. Non puó altro che tornarmi in mente la "lebbra di fiori" che corrompe la Flora arcimboldiana secondo Roland Barthes.
É come se in una notte fossero passati cinquant'anni e la polvere dell'incuria si fosse posata dappertutto, pure sui prati e sui sempreverdi negletti dal vento.
Il gran freddo secca tutte le umiditá, perfino le mucose del naso. Pare che il mondo ormai sia morto rinsecchito, contratto in una paresi, pronto a rottura fragile. Quando apro la portiera della macchina temo sempre che la plastica della maniglia mi rimanga in mano.
Eppure non é cosí. Ben coperto, il freddo non si sente. La natura non é morta, volano gli uccelli, corrono i conigli selvatici. La gente va a passeggio con il cane. Ché persino chi fa jogging.
Io me ne sto al calduccio a leggere un libro che mi rapisce pagina dopo pagina. Non mi accadeva da tempo di non poter riuscire a staccare gli occhi da un libro. Si tratta di Segreto Tibet di Fosco Maraini, parla della spedizione che fece nel '48 al seguito del prof. Tucci (di cui ho letto un resoconto della spedizione del '37, se non erro, nell'Agosto 2007 in Siberia, questo lo ricordo benissimo).