Lasciamo il Maistraatti di Espoo e cerchiamo un taxi per farci portare a Helsinki; ci facciamo lasciare al Senaatintori.
Il tempo di qualche foto e comincia a piovere e si alza il vento.
Ci rifugiamo al Kappeli per scaldarci con un cappuccio.
Suscitiamo
l’interesse di un gruppo di turisti polacchi, che non ci staccano gli
occhi di dosso (forse perché non riescono a capire se parliamo tra di
noi in Russo, in Inglese o in Italiano; forse perchè in contemplazione
di una bellissima giovane donna e del suo elegante cavaliere).
Usciamo quando smette di piovere e riprendiamo il cammino: voglio portare i nostri amici al Töölönlahti, baia che pare un lago, tanto l’accesso al mare aperto è stato manomesso
(bello passeggiarci l’inverno quando ghiaccia), presso cui sorge la Finlandiatalo; ma la pioggia ci sorprende ancora dopo aver superato la stazione ferroviaria e ci rifugiamo nell’edificio dello Helsingin Sanomat (il maggiore
quotidiano finlandese). Mentre le ragazze si godono una mostra di
pittura nella hall, A si gode la mia spiegazione del comportamento
meccanico della facciata in vetro e acciaio.
Ormai è tempo di andare al Lasipalatsi, dove ci aspetta un tavolo, e mentre la pioggia tira un attimo il respiro lo raggiungiamo costeggiando il Kiasma.
Cominciamo
la cena con un’ottima zuppa di salmone accompagnata dal pane di segale e
dal Fiano d’Avellino. La zuppa, ricca di salmone e patate, non è molto
cremosa, né molto dolce, a differenza della zuppa del Seahorse, cosa che la fa apparire meno artefatta, meno gonfiata, ti dà l’impressione di schiettezza, essenzialità.
Il
piatto principale è lombo di renna con salsa di lampone; per questo
piatto ho scelto un Raimat Gran Reserva del 1995. Non sono un
appassionato di salse di bacche, ma questa è molto leggera e non copre
il sapore della renna.
Per
dolce ho preso dei pezzetti di formaggio fresco a pasta molle affogati
in una crema calda alla cannella (molto usata in Finlandia) e serviti
con delle bacche di camemoro (finlandese: lakka o hilla; bacca arancione
pallido che cresce solo nelle paludi del Nord e dal sapore acido); l’ho
trovata una combinazione estremamente raffinata: caldo e dolce
sapientemente mescolati con freddo e acido. L. ha scelto una creme
brulee di caramello con fragole marinate in un liquore alle fragole (non
ricordo che cosa abbiano preso gli altri).
Un caffè, un bicchierino di grappa di Brunello, un’ultima corsa in taxi e siamo a casa.
E’
notte (ma a questa latitudine e in questa stagione non è buio): è il
momento di un romantico valzer: per la festa che si terrà a Kemerovo
L. e io dovremo ballare un valzer e vogliamo dare un saggio ai nostri
amici.
Adesso si è fatto davvero tardi! I nostri amici rimangono garbatamente in soggiorno a vedere Gardemariny, vperëd!,
una miniserie russa del 1987 in quattro episodi ambientata a metà
Settecento (la storia ha l’inverosimiglianza di una fiaba, con attori
principali giovani e belli e bravissimi secondi ruoli), mentre io e
L. ce ne saliamo in camera.
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