25 agosto 2007

Ultima notte in Siberia

Casa dei genitori di L.
Ultima breve notte. Sveglia alle cinque. La valigia é pronta. Corpo e spirito pacificati dopo una robusta sauna.
Per qualche oscura ragione le tende non erano chiuse del tutto e penetrava liberamente una lama di luce. Non so se fosse artificiale o naturale: era di un bianco latteo, mistico; come un’amorevole benedizione che provenisse da altezze irraggiungibili; come una lievissima carezza che però contenesse forza e sicurezza non umane.
La luce si adagiava in punta di pennello sul viso di L. dormiente, trasfigurandolo, come la luce spirituale delle icone, ma come la mano ispirata del divino Rublëv non saprebbe mai fare: un sottile alone spirava dalla guancia, dal sorriso, dalla palpebra di L., al ritmo regolare del suo respiro, e vaporava per tutta la stanza.
Nell’attesa del sonno meditavo confusamente sulle promesse di matrimonio pronunciate frettolosamente di fronte al prete di Hki. Quattro lucchetti a protezione del tesoro che mi dormiva tra le braccia. E la Luce ne era la chiave.

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