Mettete una notte tropicale e una spiaggia
bianca. Da un lato le onde si rotolano tranquillamente sulla riva,
dall'altro snelle palme da cocco ondeggiano alla brezza caraibica, piú
in lá rilucono i ventagli umidi delle tozze palme del viaggiatore.
Mettete un piccolo padiglione di legno a pochi metri dal mare, solo lo
spazio per un tavolino e due sedie. Le sole luci, le stelle e una
candela sul tavolo.
Facciamo un passo indietro.
Il penultimo giorno di vacanza la receptionist (quella piú simpatica) ci chiede di posare per un servizio di pubblicitá del ristorante dell'albergo, The Dolphins, piú tardi, verso le sei sei e mezzo (in Finlandia non sarebbe possibile: ti direbbero alle sei o alle sei e mezzo e tu dovresti essere lí alle cinque e cinquantanove o alle sei e ventinove). Fate qualche foto, vi offrono un drink e in un'ora un'ora e mezzo siete liberi.
Il giorno dopo andiamo al ristorante all'ora indicata. Ci siamo messi in ghingheri. Arriviamo e cominciano a servirci da bere i loro ottimi cocktails (comincio con un rum punch e poi mi dirigo verso uno spettacolare cuba libre). Arrivano altri ospiti dell'albergo per la stessa cagione. Scopriamo che non si tratta di foto, ma di un vero e proprio commercial, un filmato di trenta secondi che andrá in onda sulla televisione commerciale di St. Lucia (seguitissima, soprattutto da chi vuole investire nel mattone caraibico).
Arrivano le attrezzature per le riprese, arrivano la truccatrice, l'operatore e l'uomo di fatica, arriva il regista, un nanerottolo di Marsiglia dai tratti mongoli. E arriva l'aiuto regista, rasta di St. Lucia, a dirci che saremo i protagonisti dello spot! Mentre gli altri ospiti appariranno solo in sottofondo, sbocconcellando o sbevazzando, noi sosterremo le tre scene dello spot: l'ingresso al ristorante, la degustazione delle prelibatezze e, da ultimo, il drink nella red room.
Il regista é un tipo pignolo, ci fa cambiare camicia, dirige con febbrile eccitazione. Proviamo e riproviamo la scena dell'arrivo, dove una cameriera ci invita ad entrare e controlla i nostri nomi sul registro delle prenotazioni. Il regista non é soddisfatto, consumiamo i quattro gradini dell'ingresso. Finalmente il regista capisce che la scena non puó essere perfetta perché un semplice vaso la intralcia. Con febbrile eccitazione cerca di spostare il vaso, ma gliene rimane in mano un lembo mentre il resto frana su un altro vaso (innocente) che gli stava dietro. Con un colpo sbreccia un vaso e ne sfascia un altro. Tutti si sganasciano dalle risate, a parte la troupe, la manager del ristorante e il sottoscritto. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio. Riprendiamo a girare. E alla fine, la prima scena é fatta.
Ci spostiamo ai tavoli, dove gli altri ospiti hanno giá preso posto e cominciato a scolarsi cocktails su cocktails (tutti gentilmente offerti e altrettanto gentilmente scroccati). Il regista, con febbrile eccitazione, sistema con cura maniale il nostro tavolo, riposiziona quaranta volte sale e pepe, fa e disfa la tenda una ventina di volte, aggiusta la tovaglia, i tovaglioli. Ho temuto che cominciasse pure a pettinarmi.
Portano da mangiare. A me danno un piatto di agnello panato (lo devo considerare una prelibatezza?) e a Lidia l'aragosta. Ma non possiamo mangiare, ci sono le riprese da fare. Ma le riprese non sono perfette, bisogna spostare un filo e il regista, con febbrile eccitazione, tira via il filo. Peccato che all'altro capo del filo ci fosse una lampada dell'attrezzatura. La lampada si sfracella sul pavimento sotto le risate di tutti. La troupe, la manager e io non ridiamo. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio.
Finalmente arriva il nostro turno di girare la scena della degustazione. Peccato che ormai il cibo sia freddo. Il regista sa che non c'é tempo da perdere e impedisce che il cibo sia riscaldato. Lidia ed io dobbiamo fingere una romantica conversazione e deliziarci di quella roba fredda. La parte divertente é che nel fingere la romantica conversazione diciamo le peggiori cazzate in assoluto e poi assaporiamo quella roba fredda con sguardi al cielo e battiti di ciglia. A forza di provare e riprovare, praticamente ci siamo mangiati mezza cena (fredda). Quando il regista, con febbrile eccitazione, é soddisfatto, ci riscaldano quello che resta e che lo finiamo in santa pace.
Poi la serata si allunga troppo. Il regista perde progressivamente il rispetto degli ospiti, sebbene non abbia sfasciato piú nulla; anzi, gli ospiti stufi cominciano ad andarsene. Alla fine rimarremo solo Lidia ed io a girare in quattro e quattr'otto l'ultima scena, quella del drink nella red room, bevendo un buon caffé.
La manager del ristorante, per scusarsi del disturbo e per averci tenuti occupati tutta la serata (si sono fatte le undici) ci offre una cena a spese del ristorante nel padiglione di cui sopra, che é usato solo per le cerimonie di nozze.
Il cerchio si chiude. Torniamo al piccolo padiglione in riva al mare.
Il tavolo decorato con fiori é apparecchiato. A lato un carrellino porta vino bianco e rosso. Un piccolo menú con i nostri nomi é posato davanti a noi.
Tutto é perfetto. I due camerieri sono impeccabili, senza essere algidi. La cena é buona, ci servono foie gras, zuppa di funghi, mahi mahi (un pesce locale) e arance ripiene di mousse all'arancia.
Il modo migliore per celebrare l'ultima sera della vacanza.
Facciamo un passo indietro.
Il penultimo giorno di vacanza la receptionist (quella piú simpatica) ci chiede di posare per un servizio di pubblicitá del ristorante dell'albergo, The Dolphins, piú tardi, verso le sei sei e mezzo (in Finlandia non sarebbe possibile: ti direbbero alle sei o alle sei e mezzo e tu dovresti essere lí alle cinque e cinquantanove o alle sei e ventinove). Fate qualche foto, vi offrono un drink e in un'ora un'ora e mezzo siete liberi.
Il giorno dopo andiamo al ristorante all'ora indicata. Ci siamo messi in ghingheri. Arriviamo e cominciano a servirci da bere i loro ottimi cocktails (comincio con un rum punch e poi mi dirigo verso uno spettacolare cuba libre). Arrivano altri ospiti dell'albergo per la stessa cagione. Scopriamo che non si tratta di foto, ma di un vero e proprio commercial, un filmato di trenta secondi che andrá in onda sulla televisione commerciale di St. Lucia (seguitissima, soprattutto da chi vuole investire nel mattone caraibico).
Arrivano le attrezzature per le riprese, arrivano la truccatrice, l'operatore e l'uomo di fatica, arriva il regista, un nanerottolo di Marsiglia dai tratti mongoli. E arriva l'aiuto regista, rasta di St. Lucia, a dirci che saremo i protagonisti dello spot! Mentre gli altri ospiti appariranno solo in sottofondo, sbocconcellando o sbevazzando, noi sosterremo le tre scene dello spot: l'ingresso al ristorante, la degustazione delle prelibatezze e, da ultimo, il drink nella red room.
Il regista é un tipo pignolo, ci fa cambiare camicia, dirige con febbrile eccitazione. Proviamo e riproviamo la scena dell'arrivo, dove una cameriera ci invita ad entrare e controlla i nostri nomi sul registro delle prenotazioni. Il regista non é soddisfatto, consumiamo i quattro gradini dell'ingresso. Finalmente il regista capisce che la scena non puó essere perfetta perché un semplice vaso la intralcia. Con febbrile eccitazione cerca di spostare il vaso, ma gliene rimane in mano un lembo mentre il resto frana su un altro vaso (innocente) che gli stava dietro. Con un colpo sbreccia un vaso e ne sfascia un altro. Tutti si sganasciano dalle risate, a parte la troupe, la manager del ristorante e il sottoscritto. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio. Riprendiamo a girare. E alla fine, la prima scena é fatta.
Ci spostiamo ai tavoli, dove gli altri ospiti hanno giá preso posto e cominciato a scolarsi cocktails su cocktails (tutti gentilmente offerti e altrettanto gentilmente scroccati). Il regista, con febbrile eccitazione, sistema con cura maniale il nostro tavolo, riposiziona quaranta volte sale e pepe, fa e disfa la tenda una ventina di volte, aggiusta la tovaglia, i tovaglioli. Ho temuto che cominciasse pure a pettinarmi.
Portano da mangiare. A me danno un piatto di agnello panato (lo devo considerare una prelibatezza?) e a Lidia l'aragosta. Ma non possiamo mangiare, ci sono le riprese da fare. Ma le riprese non sono perfette, bisogna spostare un filo e il regista, con febbrile eccitazione, tira via il filo. Peccato che all'altro capo del filo ci fosse una lampada dell'attrezzatura. La lampada si sfracella sul pavimento sotto le risate di tutti. La troupe, la manager e io non ridiamo. Il regista, con febbrile eccitazione, non batte ciglio.
Finalmente arriva il nostro turno di girare la scena della degustazione. Peccato che ormai il cibo sia freddo. Il regista sa che non c'é tempo da perdere e impedisce che il cibo sia riscaldato. Lidia ed io dobbiamo fingere una romantica conversazione e deliziarci di quella roba fredda. La parte divertente é che nel fingere la romantica conversazione diciamo le peggiori cazzate in assoluto e poi assaporiamo quella roba fredda con sguardi al cielo e battiti di ciglia. A forza di provare e riprovare, praticamente ci siamo mangiati mezza cena (fredda). Quando il regista, con febbrile eccitazione, é soddisfatto, ci riscaldano quello che resta e che lo finiamo in santa pace.
Poi la serata si allunga troppo. Il regista perde progressivamente il rispetto degli ospiti, sebbene non abbia sfasciato piú nulla; anzi, gli ospiti stufi cominciano ad andarsene. Alla fine rimarremo solo Lidia ed io a girare in quattro e quattr'otto l'ultima scena, quella del drink nella red room, bevendo un buon caffé.
La manager del ristorante, per scusarsi del disturbo e per averci tenuti occupati tutta la serata (si sono fatte le undici) ci offre una cena a spese del ristorante nel padiglione di cui sopra, che é usato solo per le cerimonie di nozze.
Il cerchio si chiude. Torniamo al piccolo padiglione in riva al mare.
Il tavolo decorato con fiori é apparecchiato. A lato un carrellino porta vino bianco e rosso. Un piccolo menú con i nostri nomi é posato davanti a noi.
Tutto é perfetto. I due camerieri sono impeccabili, senza essere algidi. La cena é buona, ci servono foie gras, zuppa di funghi, mahi mahi (un pesce locale) e arance ripiene di mousse all'arancia.
Il modo migliore per celebrare l'ultima sera della vacanza.
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