Sabato scorso si é sposata una coppia di amici, lui fiammingo, lei finlandese.
La cerimonia si é tenuta nella vecchia chiesa di Hausjärvi (vicino Riihimäki, ca. 70 km a Nord di Helsinki), classica chiesetta evangelica in legno con volte a padiglione.
Nell'ambito del rispetto sostanziale della tradizione (cerimonia in chiesa), la coppia si permette alcune gustose variazioni, soprattutto in tema di abbigliamento:
I maligni ricameranno supposizioni su chi é l'uomo e chi la donna nella coppia (forse nemmeno con tutti i torti), ma snickers bianche, completo di lino bianco H&M e camicia abbinata con il ciclamino dell'abito della sposa meritano il rispetto che si ha per lo stile. Personalmente ritengo che l'abito bianco per la sposa non possa essere oggetto di compromessi o soluzioni alternative (soprattutto se é il primo matrimonio; per spose di seconda mano o non piú giovanissime probabilmente il discorso si fa meno rigido).
In chiesa la dislocazione é stata classica: a sinistra i parenti della sposa e a destra quelli dello sposo, che, giocando in trasferta, non aveva molti tifosi.
La chiesa di Hausjärvi é tenuta da evangelici tra i piú progressisti, dal momento che il matrimonio é stata celebrato da un prete-donna. Non ho gridato allo scandalo, non ho abbandonato la cerimonia, ma a me il prete-donna non va giú: per me é un chiaro scarto dalla linea tracciata da Gesú, é il frutto di un'ignoranza selvaggia. Tutto sommato, considerando che la Finlandia si avvia gioiosamente ad essere una ginecocrazia nel giro di qualche generazione, é assolutamente logico che la donna finlandese assuma (usurpi) il ruolo dell'uomo finlandese (che ormai si accorge della propria virilitá solo quando gli urge di scopare).
Da uomo di mondo, ho mandato giú il boccone del prete-donna (non certo l'unico sintomo della degenerescenza dell'Occidente) e ho rivolto il mio disgusto alla moda femminile imperante: il revival anni '80 secondo H&M. Le ragazze hanno un non so che di infagottato, sciatto e terribilmente uniforme, con quelle ballerine senza tacchi, i pantacollant a metá polpaccio, i miserabili accessori da quattro soldi. Tanto vale infilarsi in un sacco di iuta.
Terminata la breve cerimonia, prima di scroccare un passaggio per il ristorante ad uno dei tanti zii della sposa, che sfoggiava una cravatta rossa con girasoli arancioni, mi sono studiato gli ospiti. I Finlandesi erano generalmente in abito nero, camicia bianca e cravatta orripilante (sorvolo sulle scarpe); le Finlandesi sfoggiavano i tessuti nazionali Marimekko e andando avanti con l'etá ampi tendaggi da salone nobiliare a coprire le forme nutrite di birra e makkara (la salsiccia nazionale che contiene fino al 40% di carne). I Fiamminghi, quasi nessuno portava la cravatta e alcuni osavano anche il jeans. La peggiore in assoluto era una Fiamminga con un abito corto turchese e mezzi stivali di vernice blu che non c'entravano un piffero con il vestitino, una cosa inguardabile.
(continua)
La cerimonia si é tenuta nella vecchia chiesa di Hausjärvi (vicino Riihimäki, ca. 70 km a Nord di Helsinki), classica chiesetta evangelica in legno con volte a padiglione.
Nell'ambito del rispetto sostanziale della tradizione (cerimonia in chiesa), la coppia si permette alcune gustose variazioni, soprattutto in tema di abbigliamento:
I maligni ricameranno supposizioni su chi é l'uomo e chi la donna nella coppia (forse nemmeno con tutti i torti), ma snickers bianche, completo di lino bianco H&M e camicia abbinata con il ciclamino dell'abito della sposa meritano il rispetto che si ha per lo stile. Personalmente ritengo che l'abito bianco per la sposa non possa essere oggetto di compromessi o soluzioni alternative (soprattutto se é il primo matrimonio; per spose di seconda mano o non piú giovanissime probabilmente il discorso si fa meno rigido).
In chiesa la dislocazione é stata classica: a sinistra i parenti della sposa e a destra quelli dello sposo, che, giocando in trasferta, non aveva molti tifosi.
La chiesa di Hausjärvi é tenuta da evangelici tra i piú progressisti, dal momento che il matrimonio é stata celebrato da un prete-donna. Non ho gridato allo scandalo, non ho abbandonato la cerimonia, ma a me il prete-donna non va giú: per me é un chiaro scarto dalla linea tracciata da Gesú, é il frutto di un'ignoranza selvaggia. Tutto sommato, considerando che la Finlandia si avvia gioiosamente ad essere una ginecocrazia nel giro di qualche generazione, é assolutamente logico che la donna finlandese assuma (usurpi) il ruolo dell'uomo finlandese (che ormai si accorge della propria virilitá solo quando gli urge di scopare).
Da uomo di mondo, ho mandato giú il boccone del prete-donna (non certo l'unico sintomo della degenerescenza dell'Occidente) e ho rivolto il mio disgusto alla moda femminile imperante: il revival anni '80 secondo H&M. Le ragazze hanno un non so che di infagottato, sciatto e terribilmente uniforme, con quelle ballerine senza tacchi, i pantacollant a metá polpaccio, i miserabili accessori da quattro soldi. Tanto vale infilarsi in un sacco di iuta.
Terminata la breve cerimonia, prima di scroccare un passaggio per il ristorante ad uno dei tanti zii della sposa, che sfoggiava una cravatta rossa con girasoli arancioni, mi sono studiato gli ospiti. I Finlandesi erano generalmente in abito nero, camicia bianca e cravatta orripilante (sorvolo sulle scarpe); le Finlandesi sfoggiavano i tessuti nazionali Marimekko e andando avanti con l'etá ampi tendaggi da salone nobiliare a coprire le forme nutrite di birra e makkara (la salsiccia nazionale che contiene fino al 40% di carne). I Fiamminghi, quasi nessuno portava la cravatta e alcuni osavano anche il jeans. La peggiore in assoluto era una Fiamminga con un abito corto turchese e mezzi stivali di vernice blu che non c'entravano un piffero con il vestitino, una cosa inguardabile.
(continua)
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