Weekend molto movimentato.
Sabato a pranzo abbiamo avuto due amici di L. che lasciano Berlino per San Pietroburgo. Sono arrivati con un furgoncino stracarico, lui di San Pietroburgo, lei Bielorussa. Tipica coppia russa: lui di una ieratica compostezza centro-asiatica, che a noi secolarizzati Europei potrebbe erroneamente sembrare insignificanza; lei un piccolo instancabile ciclone di parole, gesti, risatine, pettegolezzi. Sfruttando l'ultimo sole estivo abbiamo mangiato in giardino.
Mi era molto difficile seguire la loro conversazione soprattutto quella di lei, che parlava alla velocitá della luce, sebbene con accento piacevole all'udito; non usavano nessuna precauzione (come usare un lessico piú semplice) ed esaurivo tutte le energie a capire e non riuscivo a entrare decentemente nella conversazione.
Sono ripartiti verso le cinque.
Il tempo per un pisolo veloce e per fare la pasta per la pizza e verso le otto sono arrivati altri ospiti: una collega russa di L. con marito russo e figlioletta di tre anni. Vivono a Tampere e sono venuti a Hki per portare la figlioletta allo zoo. L. é stata loro ospite, quando ero a Berlino a studiar Tedesco, e si é innamorata della bambina. Bella, educata e obbediente. Che dopo un po' ha superato la timidezza e si lasciava accarezzare sulle guance paffute e rispondeva alle mie domande in Russo e in Finlandese (la madre mi ha chiesto di parlarle in Finlandese per vedere se ne avesse appreso un po' all'asilo).
Sabato a pranzo abbiamo avuto due amici di L. che lasciano Berlino per San Pietroburgo. Sono arrivati con un furgoncino stracarico, lui di San Pietroburgo, lei Bielorussa. Tipica coppia russa: lui di una ieratica compostezza centro-asiatica, che a noi secolarizzati Europei potrebbe erroneamente sembrare insignificanza; lei un piccolo instancabile ciclone di parole, gesti, risatine, pettegolezzi. Sfruttando l'ultimo sole estivo abbiamo mangiato in giardino.
Mi era molto difficile seguire la loro conversazione soprattutto quella di lei, che parlava alla velocitá della luce, sebbene con accento piacevole all'udito; non usavano nessuna precauzione (come usare un lessico piú semplice) ed esaurivo tutte le energie a capire e non riuscivo a entrare decentemente nella conversazione.
Sono ripartiti verso le cinque.
Il tempo per un pisolo veloce e per fare la pasta per la pizza e verso le otto sono arrivati altri ospiti: una collega russa di L. con marito russo e figlioletta di tre anni. Vivono a Tampere e sono venuti a Hki per portare la figlioletta allo zoo. L. é stata loro ospite, quando ero a Berlino a studiar Tedesco, e si é innamorata della bambina. Bella, educata e obbediente. Che dopo un po' ha superato la timidezza e si lasciava accarezzare sulle guance paffute e rispondeva alle mie domande in Russo e in Finlandese (la madre mi ha chiesto di parlarle in Finlandese per vedere se ne avesse appreso un po' all'asilo).
Il padre della bambina é uno di quegli omoni grandi grossi barbuti e mansueti. Schivo, ma tenace.
É la madre che tiene banco.
É andata a vivere in Finlandia con il marito quando era incinta della figlia, qualche settimana dopo il mio trasferimento a Hki. In tre anni e mezzo ancora non si é accorta dell'odio che i Finlandesi provano per i Russi; ci ha raccontato un sacco di episodi in cui i Finlandesi le rinfacciano di tutto in quanto Russa, ma, per qualche oscura ragione, non li ha elaborati, ma li lascia in paratattico abbandono nella memoria.
Senza troppi giri di parole, l'ho messa di fronte all'evidenza dell'odio dei Finlandesi per i Russi, forse con troppa veemenza, perché L. mi ha chiesto tacitamente di andarci piano.
É la madre che tiene banco.
É andata a vivere in Finlandia con il marito quando era incinta della figlia, qualche settimana dopo il mio trasferimento a Hki. In tre anni e mezzo ancora non si é accorta dell'odio che i Finlandesi provano per i Russi; ci ha raccontato un sacco di episodi in cui i Finlandesi le rinfacciano di tutto in quanto Russa, ma, per qualche oscura ragione, non li ha elaborati, ma li lascia in paratattico abbandono nella memoria.
Senza troppi giri di parole, l'ho messa di fronte all'evidenza dell'odio dei Finlandesi per i Russi, forse con troppa veemenza, perché L. mi ha chiesto tacitamente di andarci piano.
Dopo tre anni e mezzo
di Finlandia la fase di innamoramento-esaltazione per la Finlandia dovrebbe essere stata
giá sostituita da sentimenti piú prosaici quali la
disillusione, la luciditá, il realismo, ma la collega vive ancora nella fase
positiva. Cinicamente direi che é ancora nella fase prematura del
piacere e non é ancora nella fase postmatura della convenienza.
NOTA Ci tengo a precisare che non parlo a vanvera. I miei riferimenti a fasi sono frutto di accurate osservazioni sui molteplici stranieri che conosco e frequento (non faccio riferimento ad uno sparuto gruppetto di Italiani che non parlano il Finlandese) FINE NOTA
Abbiamo servito ai Russi la mia pizza fatta in casa; ne é avanzato solo
un pezzetto; persino la bambina ci ha dato sotto col mangiare (con una
sua tecnica: mangiava prima il prosciutto messo sopra, poi rosicchiava i bordi e poi attaccava la
polpa).
Dopo un sonno ristoratore e una frugale colazione (come quelle di Tex Willer), i nostri ospiti sono ripartiti.
Tempo per tirare un attimo il fiato e dopo un paio d'ore arrivano tre mie amiche italiane, due umbre e una patavina.
Antipasto con prosciutto e melone, melanzane grigliate e marinate, pomodoretti secchi sott'olio.
Poi ricca fettuccina con pancetta, porcini e panna. Fluiscono vari tipi di vino, fluiscono vari tipi di cazzate.
Chiudiamo il pranzo con fragole zuccherate e lambrusco bianco.
Una delle umbre, dopo tre anni di granducato, ne ha le saccocce piene e il mese prossimo se ne va ad Amburgo.
Nel giro di qualche giorno le nuvole hanno conquistato il cielo e la temperatura é calata di una decina di gradi (meno male che é calato pure il prezzo della benzina). La fine dell'estate?
Ieri un vento despota spostava brutalmente di qua e di lá per l'acies celeste le nuvole, come in una gigantesca esercitazione militare. Pareva che da un momento all'altro stesse per scoppiare la battaglia definitiva tra due potenze cosmiche. Ho vissuto una giornata con il fiato sospeso e il naso all'insú, attendendo l'apocalisse e sentendomi piccolo piccolo, un misero uomo solo contro la vasta invincibile forza della Natura.
Ho acceso il riscaldamento, infilato il mio kimono di seta vietnamita e ho continuato la lettura di Petrolio. Mi ha colpito una frase che non ricordo con esattezza e che faceva riferimento a quel momento in cui la notte é piú profonda, quasi da essere persa nella sua oscuritá e nel suo silenzio, momento che precede la grigia luminescenza dell'aurora.
Qui la notte o é troppo breve per poter distinguere diversi gradi di oscuritá, o é troppo lunga e spossante e quasi non si distinguono gradi di luce. Mi sono tornate in mente notti estive in Italia, passate a tirar tardi, mi é tornata in mente quell'oretta prima dell'alba in cui l'umiditá dell'aria e la stanchezza condensano un pizzicore di freschetto sulla tua pelle e un silenzio senza coscienza cade sulla cittá; si sentono solo i camion dei netturbini ravanare tra i resti dei fasti della notte appena terminata e rare macchine che sfrecciano come raschi gutturali.
Dopo un sonno ristoratore e una frugale colazione (come quelle di Tex Willer), i nostri ospiti sono ripartiti.
Tempo per tirare un attimo il fiato e dopo un paio d'ore arrivano tre mie amiche italiane, due umbre e una patavina.
Antipasto con prosciutto e melone, melanzane grigliate e marinate, pomodoretti secchi sott'olio.
Poi ricca fettuccina con pancetta, porcini e panna. Fluiscono vari tipi di vino, fluiscono vari tipi di cazzate.
Chiudiamo il pranzo con fragole zuccherate e lambrusco bianco.
Una delle umbre, dopo tre anni di granducato, ne ha le saccocce piene e il mese prossimo se ne va ad Amburgo.
Nel giro di qualche giorno le nuvole hanno conquistato il cielo e la temperatura é calata di una decina di gradi (meno male che é calato pure il prezzo della benzina). La fine dell'estate?
Ieri un vento despota spostava brutalmente di qua e di lá per l'acies celeste le nuvole, come in una gigantesca esercitazione militare. Pareva che da un momento all'altro stesse per scoppiare la battaglia definitiva tra due potenze cosmiche. Ho vissuto una giornata con il fiato sospeso e il naso all'insú, attendendo l'apocalisse e sentendomi piccolo piccolo, un misero uomo solo contro la vasta invincibile forza della Natura.
Ho acceso il riscaldamento, infilato il mio kimono di seta vietnamita e ho continuato la lettura di Petrolio. Mi ha colpito una frase che non ricordo con esattezza e che faceva riferimento a quel momento in cui la notte é piú profonda, quasi da essere persa nella sua oscuritá e nel suo silenzio, momento che precede la grigia luminescenza dell'aurora.
Qui la notte o é troppo breve per poter distinguere diversi gradi di oscuritá, o é troppo lunga e spossante e quasi non si distinguono gradi di luce. Mi sono tornate in mente notti estive in Italia, passate a tirar tardi, mi é tornata in mente quell'oretta prima dell'alba in cui l'umiditá dell'aria e la stanchezza condensano un pizzicore di freschetto sulla tua pelle e un silenzio senza coscienza cade sulla cittá; si sentono solo i camion dei netturbini ravanare tra i resti dei fasti della notte appena terminata e rare macchine che sfrecciano come raschi gutturali.
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