Da Venerdí é calato il gelo.
Improvvisamente, senza nemmeno una nevicatina preparatoria, perché fino al giorno prima stavamo praticamente sui 3 o 4 gradi. É arrivata di colpo la mannaia:
ZAC!
In una notte s'é congelato il ruscelletto dietro casa. L'umiditá residua s'é gelata rappresa alle foglie, all'erba, alla terra, all'asfalto. Il gelo é come una polverina bianca, che tutto ha ricoperto in una notte. Come un'edera ha rampicato i rivestimenti di legno delle nostre casette, i vetri delle finestre. Non puó altro che tornarmi in mente la "lebbra di fiori" che corrompe la Flora arcimboldiana secondo Roland Barthes.
É come se in una notte fossero passati cinquant'anni e la polvere dell'incuria si fosse posata dappertutto, pure sui prati e sui sempreverdi negletti dal vento.
Il gran freddo secca tutte le umiditá, perfino le mucose del naso. Pare che il mondo ormai sia morto rinsecchito, contratto in una paresi, pronto a rottura fragile. Quando apro la portiera della macchina temo sempre che la plastica della maniglia mi rimanga in mano.
Eppure non é cosí. Ben coperto, il freddo non si sente. La natura non é morta, volano gli uccelli, corrono i conigli selvatici. La gente va a passeggio con il cane. Ché persino chi fa jogging.
Io me ne sto al calduccio a leggere un libro che mi rapisce pagina dopo pagina. Non mi accadeva da tempo di non poter riuscire a staccare gli occhi da un libro. Si tratta di Segreto Tibet di Fosco Maraini, parla della spedizione che fece nel '48 al seguito del prof. Tucci (di cui ho letto un resoconto della spedizione del '37, se non erro, nell'Agosto 2007 in Siberia, questo lo ricordo benissimo).
Improvvisamente, senza nemmeno una nevicatina preparatoria, perché fino al giorno prima stavamo praticamente sui 3 o 4 gradi. É arrivata di colpo la mannaia:
ZAC!
In una notte s'é congelato il ruscelletto dietro casa. L'umiditá residua s'é gelata rappresa alle foglie, all'erba, alla terra, all'asfalto. Il gelo é come una polverina bianca, che tutto ha ricoperto in una notte. Come un'edera ha rampicato i rivestimenti di legno delle nostre casette, i vetri delle finestre. Non puó altro che tornarmi in mente la "lebbra di fiori" che corrompe la Flora arcimboldiana secondo Roland Barthes.
É come se in una notte fossero passati cinquant'anni e la polvere dell'incuria si fosse posata dappertutto, pure sui prati e sui sempreverdi negletti dal vento.
Il gran freddo secca tutte le umiditá, perfino le mucose del naso. Pare che il mondo ormai sia morto rinsecchito, contratto in una paresi, pronto a rottura fragile. Quando apro la portiera della macchina temo sempre che la plastica della maniglia mi rimanga in mano.
Eppure non é cosí. Ben coperto, il freddo non si sente. La natura non é morta, volano gli uccelli, corrono i conigli selvatici. La gente va a passeggio con il cane. Ché persino chi fa jogging.
Io me ne sto al calduccio a leggere un libro che mi rapisce pagina dopo pagina. Non mi accadeva da tempo di non poter riuscire a staccare gli occhi da un libro. Si tratta di Segreto Tibet di Fosco Maraini, parla della spedizione che fece nel '48 al seguito del prof. Tucci (di cui ho letto un resoconto della spedizione del '37, se non erro, nell'Agosto 2007 in Siberia, questo lo ricordo benissimo).
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