13 gennaio 2009

L'odore della cartiera

Sono uscito a comprare il pane per il pranzo (panino con salmone fresco marinato in sale e zucchero e fettine di cetriolo fresco e insalata di cavolo e carote crudi marinati in aceto e aglio).
Giornata plumbea, deprimente.
Tornando dal supermercato ho sentito a un'incrocio un'odore dolciastro, simile al puzzo di cartiera che si respirava a Oulu.
A Oulu (150 km a Sud del circolo polare artico) ho passato l'estate del 2002 e l'autunno del 2003 come exchange student (in mezzo, il servizio militare).
Arrivai la prima volta a Oulu all'inizio di Aprile. La topografia era irriconoscibile sotto montagne di neve, il mondo era come un'oscura pentola scoperchiata in cui un dio crudele avesse versato luce opaca e bluastra. Il fetore dolciastro della cartiera s'impastava al respiro, agli abiti, ti aspettava a casa quando tornavi, ti aspettava fuori quando uscivi per scortarti ovunque volessi andare.
Allora avevo giá viaggiato: Iran (estate '92), Malesia (estati '95 e '96) e vari interrail, soprattutto quello memorabile del 2000 durato un mese (in compagnia der Pinta), ma erano stati viaggi con la famiglia o di vacanza con gli amici. Il soggiorno di studio a Oulu era qualcosa di diverso. E vi arrivavo pieno dell'ingenuitá e dei pregiudizi di chi ha viaggiato poco o niente.
Rido di chi si vanta di non avere pregiudizi (molto probabilmente non ha mai alzato il culo dalla poltrona del salotto o non si é mai trovato a che fare con mondi differenti). La vera intelligenza sta nel conoscere i propri limiti e nel regolarsi di conseguenza.
Ora, dopo quattro anni di Granducato e altri viaggi in Siberia ed Europa (e altre lingue apprese), conosco me stesso molto meglio (e i miei limiti; o almeno alcuni dei quali) e so cosa voglio.
Per trovare se stessi non c'é bisogno di arrampicarsi sulle montagne dell'Himalaya, non c'é davvero bisogno di andare tanto lontano. Basta non considerarsi lo (0;0;0), l'origine del sistema di riferimento: cioé rinunciare all'egosimo. Certo che vedersi da fuori (dall'estero) aiuta un sacco.
La rinuncia all'egoismo non é cosa poi tanto lontana dalla docta ignorantia di Cusano. É un continuo in fieri, un working progress, una via da percorrere. Una Via (centripeta ascendente) che porta alla Veritá e alla Vita. Al Senso della Vita.
E certo é una via rivelata. Inaccessibile alla sola natura umana perché imperfetta.
C'é bisogno di un Maestro.
Accettare il Mistero (anche questo é rinuncia all'egoismo).

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