13 febbraio 2009

Livida Berlino - 1

Abbiamo passato alcuni giorni a Berlino.
Febbraio é forse il mese meno felice per andarsene a spasso (almeno nell'emisfero boreale); va da sé che Berlino c'incanta anche a Febbraio, persino quando é livida (non posso scrivere gelida, venendo da una gelida Helsinki).
Livida come la mattina che ci ha portato a Treptower Park, dove si trova un tempio a cielo aperto, un memoriale alla gloria eterna degli eroi socialisti dell'armata rossa che hanno donato le loro vite per liberare l'umanitá dalla schiavitú fascista (cito a memoria dall'epigrafe russa).
 
treptower park, bassorilievoSebbene io non abbia simpatia alcuna per comunismo, socialismo e sinistra in generale, sebbene il memoriale sia letteralmente farcito di frasi roboanti firmate Iosif Stalin (frasi ripetute a pappagallo per sessant'anni da alti papaveri e da scagnozzi di partito, da demagoghi sindacalisti e da fankazzisti capelloni da centro sociale fino a ridursi a locuzioni retoriche svuotate di ogni reale significato, anche politico oramai; fino a riempirsi di ridicolo in bocca a nani, ballerine, travestiti e telegenici), a Treptower Park si respira fortissimo e vivissimo il fiato greve della tragedia. Della tragedia della guerra.
Il valore politico del memoriale mi sembra passato. Una grande statua in cima ad una tozza torre mostra un soldato che tiene una bambina nel braccio sinistro e una spada reclinata nella destra (mi fa pensare all'angelo che rinfodera la lama sulla sommitá di Castel Sant'Angelo) e che calpesta una svastica spezzata (come Maria la testa del serpente?): ora non ci sono piú svastiche da spezzare, non ci sono piú le schiere hitleriane che invadono la nostra patria socialista (ora abbiamo il nazisionismo e il fascismo islamico), e non ci sono piú liberatori, armate rosse, armate a cavallo (al massimo esportiamo la democrazia o instauriamo la sharia). Il memoriale rimane a dar voce al dolore dell'umanitá ferita dalla guerra, da ogni guerra. Questa voce di dolore, atroce sorda pressione, é ancora viva, ancora lacera i nostri timpani. E nonostante che i Russi arrivassero come liberatori (e ben presto sarebbero rimasti come invasori per cinquant'anni), nonostante l'epos della conquista di Berlino, uscendo dal memoriale di Treptower Park si porta con sé la consapevolezza che la guerra, nessuna guerra é eroica.
 
treptower_parkLo stesso pesante stordimento mi ha colto ai cimiteri alleati di Cassino e alle Fosse Ardeatine.
La visita a Treptower Park ci ha segnato.
Tanto che ci vogliamo tornare in primavera, quando il risveglio della natura dará un profumo di speranza alle nostre meditazioni.
In questi giorni a Berlino c'é la Berlinale. Abbiamo visto un film danese, Lille soldat, di Annette K. Olesen. Il film racconta di Lotte, appena tornata dal servizio militare in Iraq (bella la citazione iniziale da Apocalypse now), di cui non dice niente, ma che certo ha lasciato un segno profondo in lei; senza soldi e lavoro, si vede offrire un posto da autista dal padre, che é stato assente nella vita di Lotte e che ora prospera nel giro della prostituzione. Lotte diventerá l'autista della squillo piú bella e richiesta, la nigeriana Lily. Nel film é descritto l'evolversi del singolare rapporto tra Lotte e Lily, che é anche la donna del padre di Lotte, il suo protettore. Due donne forti, Lotte cancella la propia femminilitá (ma non del tutto), Lily invece la esalta, all'opposto. Non racconto oltre.
Nonostante il tema forte, il film non é retorico o moralistico e, pur con un finale un po' melodrammatico, ti tocca.
Piacevole spizzarsi un po' gli animali da festival: arie impegnate e assorte da intellettuale, barbe incolte, lunghe sciarpe, velluto, baschi di tutte le fogge per tutti i sessi possibili immaginabili; non possono mancare i Giapponesi con la borsa a tracolla della Berlinale.
Nonostante il livido Febbraio, abbiamo fatto lunghe passeggiate in quartieri a noi poco noti: Steglitz e Tempelhof.
Steglitz é un quartiere meridionale. L'ultimo, credo, a una certa densitá prima dei quartieri giardino come Dahlem o Lichterfelde. Ha ancora il carattere herrlich (signorile) di Wilmersdorf o Charlottenburg, con le sue tranquille vie alberate fornite di edifici Gründerzeit. Un centro commerciale appena costruito pare l'abbia scosso dal suo discreto torpore borghese. Un posto dove professionisti vivono, tengono studio e parcheggiano l'Audi.
Tempelhof é piú interessante e (per noi) inaspettato. Il quartiere era fino a poco tempo fa tiranneggiato dall'aeroporto omonino. Ora che l'aeroporto é stato chiuso, si prevede un suo sviluppo, essendo confinante con i trendy (e cari) quartieri di Schöneberg e Kreuzberg. Ancora si respira quasi un'aria di paese, case basse, suono di campane, sebbene Tempelhof sia tutto sommato abbastanza centrale, perché il quartiere é isolato dal resto della cittá da ferrovia e autobahn a ovest e nord, dal vuoto dell'aeroporto a est e da un corso d'acqua a sud.
(continua)

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