21 ottobre 2008

Lo scempio del mondo

Nel 1943, durante l'occupazione nazista, lo storico olandese Johan Huizinga scrisse Lo scempio del mondo, un'analisi del significato e della storia della parola civiltá, seguita da una proposta di rinnovamento dell'ordine mondiale a guerra finita. Nel '44 Huizinga sarebbe stato arrestato per aver aiutato la Resistenza e morirá al principio del '45, poco prima dell'arrivo degli Alleati, aetatis suae LXXIII.
Huizinga, sulla base della definizione di civilitas data da Dante nel De Monarchia, intende per civiltá il processo dello sviluppo delle facoltá proprie degli uomini dallo stato di ferinitá verso la felicitá. Secondo Huizinga la storia dell'umanitá é leggibile come un nascere e morire di differenti civiltá. Nei periodi di decandenza si verificano delle perdite di civiltá, soprattutto morali, che non vengono rimpiazzate dal progresso scientifico e tecnico.
Si pensi all'anno in cui il breve saggio é stato scritto.
Nel descrivere la decandenza della civiltá occidentale, Huizinga si mette in compagnia di Guénon, Evola, Jung e molti altri. Tutti questi autori condividono l'idea che ci sia una relazione tra il progresso scientifico e tecnico e la perdita di valori morali e spirituali. A tal proposito Huizinga, ne Lo scempio del mondo, scrive:

Dappertutto si sentono le conseguenze della sempre piú vasta meccanizzazione dei rapporti sociali e della superficialitá della vita del popolo... Tutto ció che fu consacrato alle comunicazioni, all'industrializzazione divoratrice di campagne e all'inondazione di surrogati spirituali andrá registrato nell'elenco delle perdite irrevocabili.

Piú tempo passa e piú piena mi sembra la veritá di queste parole.

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