In questi giorni l'Istituto Russo di Scienza e Cultura
(dove studio Russo) organizza un festival di cinema Russo
contemporaneo. Giovedí a lezione ho preso un paio di biglietti gratis
per un film che avrebbero proiettato Venerdí. Le uniche cose che sapevo
del film: il titolo, Яр (Il burrone), e che era tratto da un racconto di Esenin.
Insomma, Venerdí andiamo a vedere Il burrone.
Entrati in sala (massimalista lusso sovietico), le tipologie di spettatori presenti non sono molto variegate. In primis vedo una giovane coppia di studenti: una ragazza con un'aria da intellettuale che si trascina dietro uno di quei ragazzi alti e passivi. Ma soprattutto Russi e Russe: giacche dal taglio antiquato con barba da filosofo per l'uomo, aggressivi stivali di vernice nera ed elaborate criniere bionde per le donne. I Finni, dimessi e insignificanti, quasi non si notano. Alla fine vediamo un volto amico, é quello di una signora-madre (del mio stesso corso) che si porta appresso la figlia.
Insomma, Venerdí andiamo a vedere Il burrone.
Entrati in sala (massimalista lusso sovietico), le tipologie di spettatori presenti non sono molto variegate. In primis vedo una giovane coppia di studenti: una ragazza con un'aria da intellettuale che si trascina dietro uno di quei ragazzi alti e passivi. Ma soprattutto Russi e Russe: giacche dal taglio antiquato con barba da filosofo per l'uomo, aggressivi stivali di vernice nera ed elaborate criniere bionde per le donne. I Finni, dimessi e insignificanti, quasi non si notano. Alla fine vediamo un volto amico, é quello di una signora-madre (del mio stesso corso) che si porta appresso la figlia.
Comincia il film. Apprendiamo che é del 2007 e che la regia é di Marina Razbežkina.
La storia comincia con un sogno del protagonista, Kostja, in cui rivive
un episodio dell'infanzia: durante una notte, le donne del villaggio
giravano per i campi nude battendo padelle per scacciare il Male; gli
uomini se ne stavano tranquillamente chiusi in un'izba a fumare, ma
Kostja bambino, spinto dalla curiositá, esce dall'izba e, dobbiamo
presumere, si becca in pieno il Male.
Kostja si sveglia, é solo un sogno. Arriva la madre che gli porta la camicia pulita: oggi é il giorno del suo matrimonio.
La prima impressione é favorevole: i costumi e l'ambientazione sono perfetti, la fotografia é magnifica (con viste di campi immersi nella nebbia).
Poi arriva la voce fuori campo del protagonista per dirci seccamente che lui amava un'altra donna, ma sposa Anna solo per obbedire alla madre; lui sa anche che Anna ama Stëpka. Comincio a preoccuparmi: in genere diffido delle voci fuori campo.
Poco dopo inizia un giro di sguardi tra i quattro vertici del chiasmo amoroso, occhi addolorati da filodrammatica di Rocca Sgurgola per le donne e occhiate da Rambo per Kostja. Una cosa pietosa. Se nelle intenzioni della regia c'era quella di suscitare emozioni o tensione, bé, provo emozioni piú intense quando mi si stacca un bottone dalla camicia.
Devi avere le palle di Sergio Leone e la colonna sonora di Morricone (e Clint Eastwood, Lee van Cleef e Eli Wallach) per fare una scena fatta solo di sguardi e senza una parola una. Da questo punto, dopo appena cinque minuti, é iniziata l'involuzione del film, durata altri lunghissimi novantatré minuti.
Si capisce il senso del sogno, cioé che Kostja si era preso il Male, cioé che porta sfiga, perché chiunque gli stia intorno muore. Il film finisce perché sono crepati tutti (a parte Kostja, ovviamente).
La storia é condotta senza uno straccio di filo logico (se non quella che ovunque Kostja vada, tutti quelli che gli stanno intorno prima o poi rendono l'anima).
Ogni tanto do uno sguardo a L.: segue il film impassibile, come se stesse seguendo una lezione di Cinetica discreta dei fluidi in Serbo-croato arcaico.
Quando il film va a rotoli, tutte le magagne vengono a galla. Come dicevo, costumi e ambientazione bellissimi, le comparse e i comprimari credibilissimi come contadini; anche Kostja viene dal villaggio, ma 1) non si sa che professione faccia; 2) lui é strafico: mentre tutti gli altri sono sporchi e mal vestiti, lui é sempre tirato a lucido (soprattutto sbarbato, anche quando vaga senza meta) e pare appena uscito da una boutique alla moda; mentre tutti gli altri sono analfabeti o sanno a mala pena leggere, lui legge Ovidio (tra l'altro sono riusciti a mettergli in bocca una citazione delle piú insulse e che soprattutto non c'entra niente con il film).
Una noia mortale.
L'unica cosa che si salva é la fotografia, che coglie con freschezza la Natura russa (campi, fiumi, foreste, estate, inverno).
Schizziamo via durante i titoli di coda (qualche coraggioso cinefilo siederá fino alla fine).
Prima di andarcene a casa, scambiamo quattro parole con la signora-madre e la figlia. Evitiamo commenti sul film; la signora-madre ci dice che anche la figlia studia Russo, ma da un mese solo. E io alla figlia, simpaticamente: allora fra poco ci raggiungerai (sebbene tra noi e lei ci sia almeno un paio d'anni di studio di differenza); e lei, acidamente, io studio alla Helsinki School of Economics, e il Russo che studiamo é business-oriented! Me cojoni, ma allora sei cazzuta!, avrei voluto dirle, ma non sapevo come tradurre me cojoni in Inglese. Mi limito ad uno: immagino quanto sia business-oriented il tuo Russo dopo appena un mese! E la madre, che aveva visto che la figlia aveva giá a sufficienza cagato fuori dal vasetto e non voleva che continuasse a farla per terra, interviene: sí, sa contare fino a 12!
Piccole stronze crescono. Tra l'altro la Helsinki School of Economic conta quanto il due di picche.
Kostja si sveglia, é solo un sogno. Arriva la madre che gli porta la camicia pulita: oggi é il giorno del suo matrimonio.
La prima impressione é favorevole: i costumi e l'ambientazione sono perfetti, la fotografia é magnifica (con viste di campi immersi nella nebbia).
Poi arriva la voce fuori campo del protagonista per dirci seccamente che lui amava un'altra donna, ma sposa Anna solo per obbedire alla madre; lui sa anche che Anna ama Stëpka. Comincio a preoccuparmi: in genere diffido delle voci fuori campo.
Poco dopo inizia un giro di sguardi tra i quattro vertici del chiasmo amoroso, occhi addolorati da filodrammatica di Rocca Sgurgola per le donne e occhiate da Rambo per Kostja. Una cosa pietosa. Se nelle intenzioni della regia c'era quella di suscitare emozioni o tensione, bé, provo emozioni piú intense quando mi si stacca un bottone dalla camicia.
Devi avere le palle di Sergio Leone e la colonna sonora di Morricone (e Clint Eastwood, Lee van Cleef e Eli Wallach) per fare una scena fatta solo di sguardi e senza una parola una. Da questo punto, dopo appena cinque minuti, é iniziata l'involuzione del film, durata altri lunghissimi novantatré minuti.
Si capisce il senso del sogno, cioé che Kostja si era preso il Male, cioé che porta sfiga, perché chiunque gli stia intorno muore. Il film finisce perché sono crepati tutti (a parte Kostja, ovviamente).
La storia é condotta senza uno straccio di filo logico (se non quella che ovunque Kostja vada, tutti quelli che gli stanno intorno prima o poi rendono l'anima).
Ogni tanto do uno sguardo a L.: segue il film impassibile, come se stesse seguendo una lezione di Cinetica discreta dei fluidi in Serbo-croato arcaico.
Quando il film va a rotoli, tutte le magagne vengono a galla. Come dicevo, costumi e ambientazione bellissimi, le comparse e i comprimari credibilissimi come contadini; anche Kostja viene dal villaggio, ma 1) non si sa che professione faccia; 2) lui é strafico: mentre tutti gli altri sono sporchi e mal vestiti, lui é sempre tirato a lucido (soprattutto sbarbato, anche quando vaga senza meta) e pare appena uscito da una boutique alla moda; mentre tutti gli altri sono analfabeti o sanno a mala pena leggere, lui legge Ovidio (tra l'altro sono riusciti a mettergli in bocca una citazione delle piú insulse e che soprattutto non c'entra niente con il film).
Una noia mortale.
L'unica cosa che si salva é la fotografia, che coglie con freschezza la Natura russa (campi, fiumi, foreste, estate, inverno).
Schizziamo via durante i titoli di coda (qualche coraggioso cinefilo siederá fino alla fine).
Prima di andarcene a casa, scambiamo quattro parole con la signora-madre e la figlia. Evitiamo commenti sul film; la signora-madre ci dice che anche la figlia studia Russo, ma da un mese solo. E io alla figlia, simpaticamente: allora fra poco ci raggiungerai (sebbene tra noi e lei ci sia almeno un paio d'anni di studio di differenza); e lei, acidamente, io studio alla Helsinki School of Economics, e il Russo che studiamo é business-oriented! Me cojoni, ma allora sei cazzuta!, avrei voluto dirle, ma non sapevo come tradurre me cojoni in Inglese. Mi limito ad uno: immagino quanto sia business-oriented il tuo Russo dopo appena un mese! E la madre, che aveva visto che la figlia aveva giá a sufficienza cagato fuori dal vasetto e non voleva che continuasse a farla per terra, interviene: sí, sa contare fino a 12!
Piccole stronze crescono. Tra l'altro la Helsinki School of Economic conta quanto il due di picche.

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