Allora ero in procinto di lasciare il
mio appartamento in affitto a Kallio e lui insisteva a visitare
l’appartamento (si preoccupava che il balcone desse a Sud per poterci
installare la parabola). E io, ingenuamente, non capivo perché volessero
trasferirsi da un appartamento centralissimo (tra Kamppi e Punavuori)
con tre stanze in uno a Kallio con due.
L’appartamento se lo stava cercando per viverci da solo.
Venne fuori che il tentativo di sfondare nel mercato finlandese non andava come previsto.
Man mano misi insieme i pezzi del
puzzle, soprattutto grazie alle parole di lui (che si sfogava con me
mentre facevamo la fila al bancone).
Lui e la moglie stavano insieme da
circa quindici anni, e da un anno si erano sposati (poco prima di
trasferirsi a Helsinki). Ma da quando si erano trasferiti a Helsinki lui
voleva "cambiare" (lei usó questo termine per dire che lui stava
cercando un’altra donna o, piú probabilmente, molte avventure). Me lo
disse con calma, come se il marito avesse deciso di cambiare macchina
(lei parlava sempre con calma; piú che calma era un misto di lucida
rassegnazione e predacitá sospesa).
Non osai giudicarli.
Lui mi parve vincitore, tutto
proiettato nel futuro (meditava di tornarsene a Roma se presto le cose
non fossero andate meglio; "si vive anche di professione", mi ripeteva;
cercava chiaramente avventure con le biondine); lei, sebbene piú
maligna, piú raffinata, mi parve sconfitta, tutta rattrappita nel
passato (mi raccontava di rosticcerie e pasticcerie romane; erano quelli
gli unici rimpianti che le uscissero di bocca, ma era chiaro che ne
aveva di ben altri) o nascosta nelle vite altrui (vantava l’amicizia di
una medaglia olimpica di non so quale specialitá).
Recentemente ho saputo che sono tornati a Roma.
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