Lo scorso autunno, le mie amiche
perugine (una delle quali allora lavorava al ristorante *** a Kamppi),
mi invitarono a festeggiare il compleanno di un giovane cuoco del ristorante ***
presso la discoteca Lux.
Quella sera conobbi vari personaggi (di cui già scrissi in un post precedente), tra cui una
coppia di Romani.
Abituato al cattivo gusto finlandese, mi colpì immediatamente il look della coppia.
Lui vestiva in maniera impeccabile un completo blu (mi
piacquero molto anche le scarpe), era perfetto per uno di quei locali
semi-esclusivi per vippetti, professionisti inquieti e arricchiti vari
che animano le notti del centro di Roma; al collo
portava una bellissima pietra.
Lei, elegantissima, lussureggiante,
aveva lineamenti spagnoli e vestiva un abito nero con scialle nero, a
mostrare quello che andava mostrato e coprire quello che andava coperto.
Entrambi liberi professionisti, lui
aveva uno studio avviatissimo all'Aventino e lei lavorava
in uno studio al centro.
La sera bazzicavano i locali a piazza
del Popolo e andavano a ballare in una discoteca che sta tra largo
Argentina e il Pantheon ("ci vanno quelli del Grande Fratello", mi dissero).
Lui mi raccontò che si erano
trasferiti a Helsinki per provare a sfondare nel mercato finlandese che,
a suo dire, non era ancora saturo come quello italiano.
Lei stava un po’ in disparte, mentre lui era molto
loquace (mi colpí la sua risata, piú infantile che sguaiata, ripetuta
ossessivamente).
Lui non entró in competizione con me
per dimostrare di essere quello che aveva piú successo (cosa che spesso
accade tra i maschi), essendo io un po’ piú giovane di lui (gli avrei
dato 38-40 anni) e soprattutto perché quella sera non ero
particolarmente in tiro: si sciolse, abbassó le difese e comincio a
mostrarmi un po’ di se stesso.
Incontrai la coppia altre due volte (una volta al
Baker’s e un’ultima di nuovo al Dux): lui loquace e spaccone (come tutti
i Romani), lei defilata.
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