Alle 15 massaggio ayurveda ai piedi (quando L. mi ha detto che ci aspetta un massaggio ayurveda io ho capito all’inizio juvemerda, poi ho realizzato ayurveda);
alle 15:30 è il mio turno. La massaggiatrice ha un’aria timida e forme
abbondanti (la massaggiatrice della mattina era un mascolino fascio di
nervi). Mi fa stendere sul lettino, mette la solita musichetta new age e
inizia a sfregarmi con un due guanti da doccia. Poi mi fa girare sulla
schiena, mi stende sul corpo una coperta e mi depone sugli occhi una
fascia aromatizzata. L’essenza non è molto esotica: mi ricorda l’odore
dello spray anti-zanzare (ma lei aveva il sorriso di una che mi stesse
offrendo aloe e terebinto).
La massaggiatrice mi cosparge il piede
destro di olio e inizia a massaggiare: il massaggio è notevole e si
sviluppa su delle linee ideali che vanno dal tallone alle dita dei piedi
(e viceversa); si serve anche di pietre tiepide e fredde. Il massaggio
alle dita sembra quasi un pizzicotto. Dopo il piede destro passa al
piede sinistro. Pizzicandomi l’alluce sinistro, l’alluce scrocchia (lo
fa sempre, ci sono abituato), ma lei si spaventa e mi chiede KAPUTT?
Drogato dallo spray anti-zanzare riesco a trattenere le risate e la
rassicuro. Finito il massaggio al piede sinistro, mi lascia ancora un
po’ al calduccio sotto la coperta a godermi benefiche vibrazioni che dai
piedi arrivano fino alla testa.
Poi si china su di me, mi toglie la
fascia dagli occhi e mi dice che il massaggio è finito con un accenno di
fiatella (che spezza l’incanto e mi fa tornare bruscamente alla
realtà). Inizia a dire parole in Russo (forse crede che sia Russo dal
cognome di L.): konec (fine), spasibo (grazie), požalujsta (prego). Io le dico che sono Italiano (lei non parla Inglese e io non parlo Tedesco, per cui mi esprimo in Italiano) e lei fa: Italienisch? Mamma mia!
Esco. Rilassato e divertito.
Torniamo nel nostro appartamentino. E’ molto confortevole e ben attrezzato per dei soggiorni superiori al weekend.
Ceniamo presto (non abbiamo pranzato). Il buffet offre: hirschgulasch (gulasch
di renna, molto russo; ci torna in mente quel resort nella tajga di
Taštagol), petti di pollo con cocco e albicocca (combinazione sonora e
gastronomica notevole), seelachs (letteralmente salmone di
lago; il traduttore online lo traduce: merluzzo nero) con spinaci;
dolci. L. beve il solito (modestissimo) rosso locale e io la solita (gustosa) Hefeweizen
scura.
Torniamo in camera (evitando il
dancing offerto dall’albergo: in cui, immagino, una gloria localissima
con baffi a punta e cocomero sotto la camicia intona di triplo mento
nostalgici e struggenti canti della DDR o storpia con la complicità del
pianolaro con cravatta da piazzista Funiculì funiculà o Kalinka).
La Domenica mattina é soleggiata e
tiepida e a colazione non mi trattengo (esagero soprattutto con quelle
mousse deliziose). Secondo un’usanza nordica, viene offerto del prosecco
(forse come rimedio per il postumo d’ordinanza; il prosecco ci è stato
offerto a colazione anche sulla Viking Line).
Alle 11:40 spaccate il pulmino dell’albergo ci viene a prendere al nostro appartamento e ci riporta alla stazione di Perleberg.
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