5 marzo 2007

D&G

Non sono d'accordo con quanti si scandalizzano per le immagini dell'ultima campagna pubblicitaria di Dolce&Gabbana.
Lo scandalizzarsi mi pare cosa di cattivo gusto: fa molto imam incazzato, fa molto perbenista di sinistra.
Lo scandalizzarsi é conseguenza naturale del sentirsi giusti (chi si scandalizza è chi si sente in diritto di scagliare la prima pietra). Trovo incosciente ed ingenuo il sentirsi giusti: incosciente perché non é sicuramente di stimolo alla ricerca del proprio miglioramento, ingenuo perché ti porta ad illuderti di saper distinguere il bene dal male. Personalmente ritengo molto difficile credere alla buona fede di quanti si sentono giusti (e non penso solo a bigotti e baciapile, ma anche a imam incazzati e barbuti, a perbenisti di sinistra ben vestiti, a no global canna e kefia).

Se non sono d’accordo con quelli che si sono scandalizzati, figuriamoci se la possa pensare come quelli che richiedono le scuse dei due stilisti, come la CGIL (o con quelli che esigono che i manifesti siano disaffissi). In primo luogo, mi sfugge totalmente in nome di chi la CGIL richieda le scuse ufficiali di D&G; forse sarebbe meglio che tornassero ad occuparsi dei lavoratori. In secondo luogo, richiedere le scuse non é solo ingannarsi di saper distinguere il bene dal male, ma é addirittura arrogarsi il diritto di amministrare giustizia (richiedere le scuse e soprattutto richiedere di disaffiggere le immagini é una vera e propria sentenza).

Per quel che puó significare, io esprimo la mia solidarietá ai due stilisti.

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