Primitivi fiamminghi. Davanti a me il medioevo di Huizinga si confonde con le teorie della Alpers.
Rubens.
Bello, italiano, sensuale, potente. Occhioni languidi e tante tette al
vento. Santa Cecila e Andromeda: belle giovanottone in carne (nella
minuscola Andromeda rembrandtiana all’Aia c’è pudore, fragilità). San
Sebastiano: tema difficile per un pittore eterosessuale.
Baburen,
van Hontorst e gli altri caravaggeschi. Anche loro sensuali, ma più
allusivi: Bagliori di carne nell’oscurità, non sotto il cocente sole
romano.
Franz Hals. Fresco, istantaneo, tratto vigoroso, deciso, mai lezioso. Lumeggiature essenziali.
Bella
scena invernale di Philips Wouwerman. Pare una miniatura smaltata a
petto del vigore romantico di Jacob van Ruisdael (nei suoi paesaggi
orizzonte molto basso, le nuvole hanno un non so che di enigmatico, di
magrittiano).
Rembrandt.
Nella sua Susanna (come nell’Andromeda) assistiamo ad una violenza,
siamo noi che la commettiamo con i nostri sguardi.
Come
conati di vomito mi torna su lo Schama. Pagina per pagina. Non ha più
senso prendere appunti: mi parrebbe di scrivere sotto dettatura.
Quel
gorilla insensibile del custode mi ha chiesto di allontanarmi dal
Vecchio con elmo dorato: ero rimasto imprigionato dai filamentosi
ghirigori di colore gocciolato sulla tavola di cui sono fatte le decorazioni dell’elmo (e la luce che vi sbatte contro).

Voglio cadere in ginocchio e piangere di fronte a Rembrandt. Mi vergogno di guardare i suoi quadri.
Bellezza indecifrabile e abbacinante.
Jan J. van Uyl. La mia natura morta ideale: malinconia e liquido languore.
GIOIA
Vedere capire comunicare.
Non ho più bisogno di guardare i quadri. Essere già qui è stupendo.
ESSERE
Io essere affezione
Pienezza e libertà.
Sopra di me una volta a padiglione: un reticolato verdeghiaccio in una luminosa curva cornice bianca.
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