Una
volta montata la cucina nuova (montata da un operaio con baffo e sorriso
sveglio cui sono molto piaciuti i cioccolatini russi che ingenuamente
abbiamo lasciato indifesi nel salone), pensavamo che il piú fosse fatto.
Ci sbagliavamo. Primo: bisognava mettere al loro novello posto tutte le
cose che avevamo abitato i prischi scaffali e che erano giaciute
neglette in scatoloni; secondo: bisognava ripulire casa dalla zozzeria
accumulata in questi giorni di grandi manovre.
Operazioni che abbiamo portato a termine soprattutto nel w/e, durante il quale abbiamo anche trovato il tempo per due lunghe passeggiate, per goderci l'ultimo tepido sole dell'anno: l'autunno spoglio e oscuro arriverá presto.
Piú che il trascolorare al giallo e al rosso delle foglie, piú che l'abbassarsi inesorabile delle temperature, piú che l'accorciarsi altrettanto inesorabile delle giornate, é la migrazione delle papere a darci la certezza di non poter piú sperare: quando i topi abbandonano la nave... qualche dubbio ti deve venire.
La consapevolezza che questi sono gli ultimi tepori solari dá una magia tutta sua al passeggiare, come l'ultimo bacio prima che un treno ti porti via nella nebbia tra sbuffi di vapore.
Sopra le nostre teste, le papere volano in stormi immensi a forma di V e non posso fare a meno di pensare ad agguerrite formazioni di Stuka.
Noi che ci muoviamo a piedi non diamo peró l'impressione marziale di guerrieri della Vermacht e guadagniamo pacificamente il lago Lippa (Lippajärvi in Finlandese) attraversando una striscia di prato tra giardini curatissimi (come solo dei nazisti maniaci dell'ordine potrebbero avere) e un lembo di bosco. Lungo la nostra linguetta di prato serpeggia un sentierino che arriva ad una microscopica spiaggietta su cui sono tirate in secca tra la verzura barchette colorate e ad un piccolo molo con due panchine.
Il lago é a forma di fagiolo e sue le acque sono di una limpidezza rara. Il lago vicino casa, il lago Lungo (Pitkäjärvi) ha acque torbide (e una forma tipo alabarda spaziale, ma molto tozza).
Flora é ancora verde. Solo le betulle ingialliscono (presto avranno quell'aspetto zen come nelle vignette di Charles Schulz). "Ingialliscono" non é la parola adatta, il loro ingiallire é in realtá una via di mezzo tra lo sfiorire e il rinsecchirsi. La betulla é uno di quegli alberi che da solo mette tristezza e acquista forza solo nel gruppo (un po' come gli individui mediocri). Anche il pado (Prunus Padus) ingiallisce. E poi c'é l'acero. Non so se in Italia ce ne siano (é un albero nordico), qui é molto comune (come in Canada e in Russia). Dire che le sue foglie diventino gialle o arancioni é poco, é scontato, sarebbe come dire che la Nona Sinfonia é bella. Il giallo e soprattutto l'arancione hanno un'intensitá impressionante, una pienezza divina. Si deve parlare di qualitá ontologica: non stiamo piú parlando del colore della foglia, la foglia non é che il povero supporto di un'epifania cromatica.
Sto studiando come un matto Tedesco.
Operazioni che abbiamo portato a termine soprattutto nel w/e, durante il quale abbiamo anche trovato il tempo per due lunghe passeggiate, per goderci l'ultimo tepido sole dell'anno: l'autunno spoglio e oscuro arriverá presto.
Piú che il trascolorare al giallo e al rosso delle foglie, piú che l'abbassarsi inesorabile delle temperature, piú che l'accorciarsi altrettanto inesorabile delle giornate, é la migrazione delle papere a darci la certezza di non poter piú sperare: quando i topi abbandonano la nave... qualche dubbio ti deve venire.
La consapevolezza che questi sono gli ultimi tepori solari dá una magia tutta sua al passeggiare, come l'ultimo bacio prima che un treno ti porti via nella nebbia tra sbuffi di vapore.
Sopra le nostre teste, le papere volano in stormi immensi a forma di V e non posso fare a meno di pensare ad agguerrite formazioni di Stuka.
Noi che ci muoviamo a piedi non diamo peró l'impressione marziale di guerrieri della Vermacht e guadagniamo pacificamente il lago Lippa (Lippajärvi in Finlandese) attraversando una striscia di prato tra giardini curatissimi (come solo dei nazisti maniaci dell'ordine potrebbero avere) e un lembo di bosco. Lungo la nostra linguetta di prato serpeggia un sentierino che arriva ad una microscopica spiaggietta su cui sono tirate in secca tra la verzura barchette colorate e ad un piccolo molo con due panchine.
Il lago é a forma di fagiolo e sue le acque sono di una limpidezza rara. Il lago vicino casa, il lago Lungo (Pitkäjärvi) ha acque torbide (e una forma tipo alabarda spaziale, ma molto tozza).
Flora é ancora verde. Solo le betulle ingialliscono (presto avranno quell'aspetto zen come nelle vignette di Charles Schulz). "Ingialliscono" non é la parola adatta, il loro ingiallire é in realtá una via di mezzo tra lo sfiorire e il rinsecchirsi. La betulla é uno di quegli alberi che da solo mette tristezza e acquista forza solo nel gruppo (un po' come gli individui mediocri). Anche il pado (Prunus Padus) ingiallisce. E poi c'é l'acero. Non so se in Italia ce ne siano (é un albero nordico), qui é molto comune (come in Canada e in Russia). Dire che le sue foglie diventino gialle o arancioni é poco, é scontato, sarebbe come dire che la Nona Sinfonia é bella. Il giallo e soprattutto l'arancione hanno un'intensitá impressionante, una pienezza divina. Si deve parlare di qualitá ontologica: non stiamo piú parlando del colore della foglia, la foglia non é che il povero supporto di un'epifania cromatica.
Sto studiando come un matto Tedesco.
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