29 settembre 2008

Weekend a Roma - 1 il volo

Recensire questo w/e passato a Roma mi pare impresa difficile e spero non si limiti ad un elenco di cose fatte o, nella migliore delle ipotesi, ad una lista di emozini provate.
L'inizio é stato in salita: i nostri compagni di viaggio, i nostri due amici polacchi (moglie e marito), rivelavano giá da due settimane prima della partenza ansie da prestazione turistica e tipiche nevrosi da mitili di scoglio, intendendo con ció le nevrosi di chi non muove mai il culo da casetta e ignora le piú semplici costumanze da tenersi in itinere. NB: il mio non é snobismo (anche perché io come viaggiatore non sono un granché, avendo costantemente sotto il naso -e nel sangue- l'esempio di chi passa fuori casa 9 o 10 mesi l'anno nei posti piú strampalati).
Le mie lievi preoccupazioni sono bruscamente lievitate ad agghiacciante terrore quando il Polacco mi ha tenuto per piú di mezz'ora al telefono, pochi giorni prima della partenza, con l'intento di prenotare online posti vicini. Fortunatamente il mio DNA italiano mi ha permesso di glissare con garbo, ma un dio burlone volle che nonostante tutto capitassimo tutti e quattro quasi gli uno accanto agli altri.
Man mano che il decollo si avvicinava il furor sacro del Polacco cresceva (la Polacca é mooolto, ma mooolto piú calma). Entrati in aereo, ero convinto che il Polacco cadesse in crisi epilettiche e cominciasse a vaticinare minchiate. Ma mi sbagliavo, é andata peggio: rimossa infatti con sorprendente abilitá la passeggera che mi divideva da lui, si é installato accanto a me e per tutto il viaggio mi ha tempestato di domande insulse che di solito cominciavano cosí: come si dice in Italiano...?
Il Polacco, a parte la gran rottura di palle (quando uno mostra interesse verso il mio Paese sono ben lieto di dargli tutte le spiegazioni che posso dargli, ma era palese che non si sarebbe ricordato delle cose che gli dicevo o che non le avrebbe mai capite), soprattutto mi ha privato delle tre ore e passa di volo che avrei potuto sfruttare altrimenti in feconda lettura (la qual cosa é massimamente imperdonabile e che gli ha fatto perdere, seduta stante ed irrecuperabilmente, tutti i suoi diritti a Roma).
A proposito del Polacco. É un fotografo pubblicitario di primo livello a Hki (come professionista non gli si puó dire niente), ma essendo un sedentario (nell'accezione peggiore del termine) e scarso di cultura e istruzione (a parte l'informatica), non puó vantare grandi capacitá di comprensione delle differenze culturali, limitandosi a concepire il diverso attraverso gli stereotipi piú banali. Il problema é che lui non é in grado di andare oltre questi stereotipi, non avendo alcun background culturale, e quindi ogni mio tentativo di spiegargli qualcosa di Roma (dell'Italia) che non fosse immediatamente riconducibile a stereotipo noto, andava infallibilmente a vuoto (nella migliore delle ipotesi lui decostruiva la mia argomentazione per riplasmarla vuotata di senso nella rozza semplicitá delle sue matrici stereotipiche).

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