29 settembre 2008

Weekend a Roma - 2 il magazzino dei libri

Sabato mattina ho aperto gli occhi alle cinque e mezza e ho capito subito che non avrebbe avuto molto senso provare a riaddormentarsi, per cui ho preso un numero della rivista Imperi (un tentativo di produrre una pubblicazione di geopolitica da destra, ma che ancora non puó concorrere con Limes) per potermi dedicare almeno ad un'oretta di lettura mattutina, ma poco dopo mio padre s'é alzato ed abbiamo parlato per un paio d'ore di lavoro (si é parlato maxime di Finlandia, Arabia, Russia, Polonia e India). Non ho perso l'occasione per farmi una lauta colazione con certi biscottini di paese che non hanno l'eguale.
Dopo le otto, la casa ha cominciato a prendere vita, la televisione accesa, i fornelli cominciano a lavorare (ne ho approfittatto per un'altrettanto lauta seconda colazione con gli stessi biscottini), viavai nei bagni, le finestre aperte, i rumori e gli odori della strada fluiscono pian piano all'interno, si programma la giornata, si esplora il frigo, ecc.
Fisso una visita al magazzino dei libri.
Esco verso le nove e mezza e raggiungo a piedi il vicino magazzino. Una strada che percorrevo abitualmente quando vivevo a Roma. Mi guidano soprattutto gli odori, tintoria, giornalaio, cassonetti, deiezioni animali, ma anche asfalto, lamiera di macchina sotto il sole, tubo di scappamento, pizza a taglio, gommista, scuola, mercato e viale con platani. Veloce visita alla chiesa parrocchiale, con vecchie velate intente nell'adorazione perenne o in pettegolezzi d'oratorio. Mi godo la luce, che mi é famigliare, l'ombra sui muri di tufo, le facce pregne e un filino amare di chi aspetta l'autobus, scooter che sfrecciano con indifferente prepotenza, rumori di tazzine di caffé dalla penombra dei bar, il raschio dialettale di vecchi fumatori che passano la giornata a parlare di calcio, che ti fanno la radiografia con un'occhiata.
Arrivo al magazzino dei libri e mi tuffo anima e corpo tra gli scatoloni, le casse e la polvere. In una stanzetta trovo subito materiale croccante (Epitteto tradotto in Latino dal Poliziano e in Italiano da Leopardi, in una vecchia edizione tascabile). L'inizio é ottimo: alcuni volumi di una storia dell'Unione sovietica del '76 riedita dall'Unitá nel '90 (mi interessa la lettura della storia dell'URSS fatta dai comunisti quando ancora il comunismo era scientifico -negli anni Settanta- e riproposta ne' '90 -quando la Storia lo stava definitivamente sputtanando). Una chicca meravigliosa: un saggio sull'infanzia negli USA e nell'URSS (sempre degli anni '70) che comincia con la domanda sulla terza di copertina: perché i bambini americani manifestano fin da giovanissimi la tendenza a copiare e a maltrattare l'altrui proprietá? (sottintendendo che quelli sovietici fossero modelli di perfezione) e, per chi non avesse chiara la posizione dell'autore, la sezione dedicata all'America comincia con il capitolo sul fallimento del sistema educativo (sempre sottintendendo il successo di quello sovietico).

DIVAGAZIONE
Via internet ho ordinato un opuscolo pubblicato in Russia in Italiano nel '73, s'intitola URSS 1973. Nella prefazione si dice che il 1973 é un anno importantissimo per l'Unione sovietica perché é quello di mezzo del piano quinquennale 1971-75. Giá nei primi due anni del piano quinquennale tutti gli obiettivi sono stati raggiunti e superati e nel 1973 l'Unione sovietica ha conseguti successi in campo economico, culturale, artistico ecc. (nelle pagine successiva si spiega come sia cresciuta la produzione, di quanto siano aumentati i salari, ecc.).
La veritá é che negli anni '70 i paesi socialisti contrassero ingenti mutui con l'Occidente senza dare praticamente alcuna garanzia di poterli estinguere, pretendendo essenzialmente l'Occidente in cambio maggior rispetto dei dei diritti umani (vilipesi nei paesi socialisti). I paesi socialisti usarono questi fondi per aumentare il benessere materiale del popolo ottenendo un certo ritorno di consenso (piú che altro fu un baratto, un certo relativo benessere per la sospensione temporanea del dissenso che stava diventando incontrollabile giá dalla fine degli anni '60).
FINE DIVAGAZIONE

In un angolo trovo una vecchia edizione tascabile del Gregorovius (ma mancano i primi volumi, quelli che m'interessano di piú) e la scarto. Poi scopro un filone di vecchi bignami degli anni '30: ne scelgo uno che s'intitola Il verbo greco (una raccolta di tutte le forme verbali irregolari, praticamente una lista di aoristi). Se trovassi una vecchia e buona grammatica greca e una latina le prenderei al volo.
Passo nello stanzone principale. Nel filone tedesco (dove peró si sono impunemente infiltrati autori svedesi) scopro un dizionario etimologico tedesco degli anni '30; fecondo anche il filone francese, una guida automobilistica della Francia del '50 (di cui faró buon uso) e una bella bibbia del 1905. Nel filone religioso scovo una raccolta di pensieri di sant'Alfonso Maria de' Liguori del 1888, santo cui mia madre é particolarmente affezionata.
La ricerca non si ferma, prendo alcuni tascabili BUR degli anni '50, un'edizione pregiata di Trilussa (non il mio favorito, gli preferisco di gran lunga il Belli), una biografia di Albert Schweitzer (amato da mio fratello) e una guida dell'Italia centrale del TCI del '37 (l'anno scorso ne trovai una della Lombardia, che donai al mio croccante amico milanese). C'é tutto un filone di pubblicazioni del TCI e a Natale forse prenderó qualcosa (ma fan piú gola ad un urbanista).
Chiudo con una selezione petrarchesca di Natalino Sapegno, con il De Sanctis onnipresente nelle note.
Dopo quasi tre ore una telefonata mi richiama bruscamente alla realtá e torno a casa.

Nessun commento:

Posta un commento