8 settembre 2008

Un duro weekend

Questa settimana ci monteranno la nuova cucina.
Il weekend é stato speso nello svuotare tutti i pensili (che é stata anche impagabile occasione per buttare un sacco di roba scaduta) e nel rimuovere la vecchia carta da parati dalla cucina.
La vecchia cucina era quella originale degli anni '80 (di quando é stata costruita la casa; a queste latitudini gli anni '80 sono l'epoca di Cola di Rienzo e gli anni '50 quella di Cheope e Micerino); funzionava ancora bene, per caritá (a parte la lavastoviglie), ma andava sempre piú assomigliando alla cucina di nonna Papera.
Ho progettato la cucina secondo il compromesso di assecondare le nostre esigenze e quelle di un futuro acquirente finnico: l'ibrido mi pare piacevole, per lo meno sulla carta; vedremo come sará dal vivo!
Sabato abbiamo spezzato il duro lavoro festeggiando il compleanno della ns amica polacca.
Abbiamo cominciato al solito Sea Horse (la zuppa di salmone non ci ha deluso nemmeno questa volta): eravamo una decina di persone (nazionalitá presenti: 3 Polacchi, 2 Italiani, 2 Finlandesi, 1 Russa, 1 Colombiana e 1 Olandese).
Italiani: io era una ragazza della provincia di Forlí; ha il ragazzo indigeno (ma indigeno evoluto, parla Italiano e gesticola come un Italiano! NB evoluto non perché parla Italiano, ma perché imbevuto di standard sociali e culturali europei; abbiamo piacevolmente conversato di Joyce e Proust (siamo partiti da Svevo), che lei (laureata in Lingue) ha letto in lingua originale.
Dopo cena siamo andati al solito Kaisla e mi sono concentrato sui ns amici polacchi (coppia che andrá a Roma nobiscum a fine mese).
Il Polacco afferma di non amare il pesce. Sfido, dico io, non sei mai andato piú a Sud di Breslavia: tu il vero pesce non l'hai mai mangiato!
Quando saremo a Roma, ti porto a mangiare il VERO pesce a Ostia in un certo ristorantino. Il Polacco mi esterna un cauto ottimismo. Ma siccome io sono bastardo dentro, non ho perso l'occasione di terrorizzare lui e la moglie (la festeggiata), descrivendo con inquietanti accenti una semplice insalata di mare come un orribile miscuglio di tentacoli di polipo in spasmi e calamari tremolanti, il piacere di un'ostrica come un supplizio nazista (per l'ostrica); sono rimasti interdetti persino dalla mia ambigua descrizione di un semplicissimo fiore di zucca fritto. Adesso non sanno piú se essere contenti di andare a Roma o no. Aggiungiamoci il fatto che li abbiamo sistemati in un convento di suore vicino casa, che nella loro mente é qualcosa di simile al monastero de Il nome della rosa (ma che in realtá é una classica palazzina romana anni '50, di un nitore ospedaliero).
A metá serata, l'Olandese si presenta con un vassoio con due bottiglie e vari bicchieri. Le due bottiglie sono di una birra di albicocca prodotta in Belgio. L'olandese é appassionato di birre, ne parlerebbe per ore; peccato che abbia la stessa vis icastica di una vecchietta che recita il rosario!
Questa birra odora di merda, ma il gusto é un po' meglio, ci dice l'Olandese (traduzione letterale). La odoro: al mio olfatto arrivano fragranze di vomito, con nuances acide. Il sapore é terribile. Lui é l'unico che l'ha bevuta. Ogni volta che lui si allontanava, io  gli riempivo il bicchiere con gli avanzi degli altri bicchieri. Lui il suo bicchiere lo vuotava sempre: o era sbronzo marcio e avrebbe bevuto qualsiasi cosa o beveva per non darci la soddisfazione di ammettere di averci offerto una ciofega.

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