Venerdí
Elaborazione del ritorno in Europa; spesucce; cena indiana con amici russi e qualche drink all'Alien a Hackescher Markt.
Sabato
La mattina presto L. dorme, vado a leggere nel salotto. Mi alzo e do un'occhiata ai libri che la ex padrona di casa di L. tiene nella sua biblioteca. I titoli mi affascinano: Quando le estati erano calde, I cimiteri sotto la luna ecc.: penso a romanzi classici, con trame, personaggi e descrizioni comme il faut, ambientati nella provincia francese e dominati da un personaggio carismatico; penso borgesianamente a un salone buio dove leggo questi romanzi presso un piccolo lume dalla luce gialla durante una notte fuori dal tempo e dallo spazio.
Numerosi i romanzi rosa: sulle copertine sono rappresentati uomini giovani e muscolosi che tengono tra le braccia donne in amore e in svolazzi di nastrini e chiome.
Colazione in un piccolo caffé; due Russi, probabilmente ebrei emigrati dall'Unione sovietica negli anni '80, parlano d'antiquariato.
Shopping a Ku'damm; laddove la mischia é piú furiosa, brillano taglienti sotto la luce del neon le carte di credito.
Pranzo giapponese.
Gelato (italiano) a merenda con amici tedeschi e poi alla stazione centrale a prendere i genitori di L. che tornano dalle cure termali a Karlovy Vary.
Alla stazione mi tornano in mente le vacanze InterRail, soprattutto le notti in treno: il mantra ipnotico e rassicurante della locomozione e l'oscuritá del vagone o dello scompartimento quali condizioni ideali per concentrarsi nella lettura, nella scrittura o nella rievocazione delle avventure dei giorni precendenti; il fascino visionario della notte fonda, di paesaggi indistinti persi nel buio o illuminati violentemente; l'avvantaggiarsi dell'altrui sonno per contemplare indisturbati un bel volto di fanciulla o una faccia interessante; il giorno dopo trovarsi in una cittá sconosciuta mentre attorno l'indaffarata incoscienza di chi vive una giornata come un'altra; il freschetto della mattina mescolato alla stanchezza allucinata della notte quasi insonne.
Cena tedesca.
Domenica
Colazione nello stesso piccolo caffé del Sabato; ritroviamo i due Russi. Andando al piccolo caffé passiamo per Ludwigkirchplatz. Nel giardinetto davanti alla chiesa intitolata a san Luigi IX, in una posizione un po' defilata, c'é una statua dedicata al santo re. Statua finto-medievale, immagino, perché piú medievale del vero medioevo (manderebbe in brodo di giuggiole un Huysmans): San Luigi é in pompa magna con cotta di maglia, grembiule crociato, libro, spadone (se non erro), barbetta, chioma regale e trionfale sorriso e al suo braccio é allacciata la moglie in beata adorazione del marito, pare una fan che abbia appena sposato la sua amata rockstar ed é sul punto di liquefarsi d'incredula felicitá; San Luigi é massiccio e rigido, la moglie invece flessuosa e dinamica.
C'é stato un tempo in cui in Europa si veneravano santi guerrieri. Come sono lontani quei tempi!
Istintivo il dubbio che da allora abbiamo perduto "pezzi di civiltá", per dirla con Huizinga, che si rifá alla definizione di civiltá data da Dante nel Convivio.
Gruppetti di passeri sciamano qua e lá; riconosco alcuni uccelli descritti con amorevole zelo da Bosch nel trittico del Regno millenario. Se non avessi letto Fraenger non saprei riconoscere quegli uccelli.
Lunga passeggiata fino a Kreuzberg. Giornata fredda, ventosa, grigia (comunque freddo, vento e grigio piú miti che in Finlandia); giá i tigli cominciano a esporre foglie rosse o gialle.
Dürüm a Yorkstraße.
Ancora scarpinata fino a Potsdamerplatz. Gelato. Di Sabato soprattutto adolescenti in tiro; di Domenica famiglie.
Bambini e ancora bambini. Di tutte le etá. Dal passeggino alla preadolescenza. E madri ovunque intente ad aiutare i piú piccoli a mangiare il gelato, a spalmare su braccine cicciotte tatuaggi temporanei, a sgridare i piú monelli, a dare qualche cucchiaiata di rapina alla poltiglia semiliquida che non hanno il tempo di godersi.
Isolate in mezzo al mare magnum di bambini vedo due donne, madre e figlia. La figlia a metá dei trenta e la madre dopo i sessanta. Entrambe magre.
Magre rispetto alle madri cui la cura della prole ostacola la cura della propria persona, magre rispetto a queste madri un po' tonde, un po' spettinate e un po' stanche.
Magre, vestite con cura e con cura pettinate. E aride come la morte. Sterili.
Non magre, ma rinsecchite. Sfinite d'egoismo.
Mangiano il gelato in silenzio come malati il brodino in ospedale, ingenuamente in fuga dai loro immacolati appartamentini di 50 mq in perenne penombra. Mentre intorno bambini con sbavature di cioccolato sulle guance e patacche di fragola sulle magliette vivono il gelato incoscientemente, come esperienza di gusto totale, infinita.
Nella figlia una venatura di rimpianto balugina liquida negli occhi, unico spiraglio di libertá dal dominio assoluto della madre, dal rigido cipiglio di vecchia preside.
Passeggiata fino a Hackescher Markt. Dalle bancarelle presso la Humboldt Universität compro tre libri, un atlante del 1928 in Tedesco, un'asciutta guida alla Pskov antica in Russo degli anni '50 e un'introvabile Cultura borghese di massa in Russo (Mosca, 1985), poderosa critica socialista alla cultura borghese occidentale (e poderosa propaganda).
Cena al ristorante italiano Il Sorriso.
Lunedí
Elaborazione del ritorno in Finlandia; zuppa di salmone consolatoria al Sea Horse.
Elaborazione del ritorno in Europa; spesucce; cena indiana con amici russi e qualche drink all'Alien a Hackescher Markt.
Sabato
La mattina presto L. dorme, vado a leggere nel salotto. Mi alzo e do un'occhiata ai libri che la ex padrona di casa di L. tiene nella sua biblioteca. I titoli mi affascinano: Quando le estati erano calde, I cimiteri sotto la luna ecc.: penso a romanzi classici, con trame, personaggi e descrizioni comme il faut, ambientati nella provincia francese e dominati da un personaggio carismatico; penso borgesianamente a un salone buio dove leggo questi romanzi presso un piccolo lume dalla luce gialla durante una notte fuori dal tempo e dallo spazio.
Numerosi i romanzi rosa: sulle copertine sono rappresentati uomini giovani e muscolosi che tengono tra le braccia donne in amore e in svolazzi di nastrini e chiome.
Colazione in un piccolo caffé; due Russi, probabilmente ebrei emigrati dall'Unione sovietica negli anni '80, parlano d'antiquariato.
Shopping a Ku'damm; laddove la mischia é piú furiosa, brillano taglienti sotto la luce del neon le carte di credito.
Pranzo giapponese.
Gelato (italiano) a merenda con amici tedeschi e poi alla stazione centrale a prendere i genitori di L. che tornano dalle cure termali a Karlovy Vary.
Alla stazione mi tornano in mente le vacanze InterRail, soprattutto le notti in treno: il mantra ipnotico e rassicurante della locomozione e l'oscuritá del vagone o dello scompartimento quali condizioni ideali per concentrarsi nella lettura, nella scrittura o nella rievocazione delle avventure dei giorni precendenti; il fascino visionario della notte fonda, di paesaggi indistinti persi nel buio o illuminati violentemente; l'avvantaggiarsi dell'altrui sonno per contemplare indisturbati un bel volto di fanciulla o una faccia interessante; il giorno dopo trovarsi in una cittá sconosciuta mentre attorno l'indaffarata incoscienza di chi vive una giornata come un'altra; il freschetto della mattina mescolato alla stanchezza allucinata della notte quasi insonne.
Cena tedesca.
Domenica
Colazione nello stesso piccolo caffé del Sabato; ritroviamo i due Russi. Andando al piccolo caffé passiamo per Ludwigkirchplatz. Nel giardinetto davanti alla chiesa intitolata a san Luigi IX, in una posizione un po' defilata, c'é una statua dedicata al santo re. Statua finto-medievale, immagino, perché piú medievale del vero medioevo (manderebbe in brodo di giuggiole un Huysmans): San Luigi é in pompa magna con cotta di maglia, grembiule crociato, libro, spadone (se non erro), barbetta, chioma regale e trionfale sorriso e al suo braccio é allacciata la moglie in beata adorazione del marito, pare una fan che abbia appena sposato la sua amata rockstar ed é sul punto di liquefarsi d'incredula felicitá; San Luigi é massiccio e rigido, la moglie invece flessuosa e dinamica.
C'é stato un tempo in cui in Europa si veneravano santi guerrieri. Come sono lontani quei tempi!
Istintivo il dubbio che da allora abbiamo perduto "pezzi di civiltá", per dirla con Huizinga, che si rifá alla definizione di civiltá data da Dante nel Convivio.
Gruppetti di passeri sciamano qua e lá; riconosco alcuni uccelli descritti con amorevole zelo da Bosch nel trittico del Regno millenario. Se non avessi letto Fraenger non saprei riconoscere quegli uccelli.
Lunga passeggiata fino a Kreuzberg. Giornata fredda, ventosa, grigia (comunque freddo, vento e grigio piú miti che in Finlandia); giá i tigli cominciano a esporre foglie rosse o gialle.
Dürüm a Yorkstraße.
Ancora scarpinata fino a Potsdamerplatz. Gelato. Di Sabato soprattutto adolescenti in tiro; di Domenica famiglie.
Bambini e ancora bambini. Di tutte le etá. Dal passeggino alla preadolescenza. E madri ovunque intente ad aiutare i piú piccoli a mangiare il gelato, a spalmare su braccine cicciotte tatuaggi temporanei, a sgridare i piú monelli, a dare qualche cucchiaiata di rapina alla poltiglia semiliquida che non hanno il tempo di godersi.
Isolate in mezzo al mare magnum di bambini vedo due donne, madre e figlia. La figlia a metá dei trenta e la madre dopo i sessanta. Entrambe magre.
Magre rispetto alle madri cui la cura della prole ostacola la cura della propria persona, magre rispetto a queste madri un po' tonde, un po' spettinate e un po' stanche.
Magre, vestite con cura e con cura pettinate. E aride come la morte. Sterili.
Non magre, ma rinsecchite. Sfinite d'egoismo.
Mangiano il gelato in silenzio come malati il brodino in ospedale, ingenuamente in fuga dai loro immacolati appartamentini di 50 mq in perenne penombra. Mentre intorno bambini con sbavature di cioccolato sulle guance e patacche di fragola sulle magliette vivono il gelato incoscientemente, come esperienza di gusto totale, infinita.
Nella figlia una venatura di rimpianto balugina liquida negli occhi, unico spiraglio di libertá dal dominio assoluto della madre, dal rigido cipiglio di vecchia preside.
Passeggiata fino a Hackescher Markt. Dalle bancarelle presso la Humboldt Universität compro tre libri, un atlante del 1928 in Tedesco, un'asciutta guida alla Pskov antica in Russo degli anni '50 e un'introvabile Cultura borghese di massa in Russo (Mosca, 1985), poderosa critica socialista alla cultura borghese occidentale (e poderosa propaganda).
Cena al ristorante italiano Il Sorriso.
Lunedí
Elaborazione del ritorno in Finlandia; zuppa di salmone consolatoria al Sea Horse.
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